Marchesa Luisa Casati fotografata da Man Ray
“Follia rossa” di Beatrice Brandini
“L’età non può appassirla Né l’abitudine rendere insipida La sua infinita verità”
questo l’epitaffio scelto dalla nipote in onore della zia, la stessa descrizione che Shakespeare fece di Cleopatra.
The Marchesa Casati, opera di Augustus Edwin John, 1919
La Marchesa Casati con un costume disegnato da Léon Baskt “Queen of the Night”. Parigi 1922
La marchesa Casati è uno dei personaggi più eccentrici del Novecento, colei che ha ispirato artisti come Giovanni Boldini, Kees Van Dogen, Giacomo Balla, Man Ray, Cecil Beaton, Filippo Tommaso Marinetti, Fortunato Depero, desiderosa di diventare lei stessa un opera d’arte, attraverso una vita sregolata e bizzarra e un aspetto estetico decisamente singolare. Per questo, ancora oggi, rappresenta una musa per moda e arte, nonché il simbolo di una donna forte, libera e ribelle, soprattutto per l’epoca.
La Marchesa Casati ritratta da Giovanni Boldini, 1908
Ritratto della Marchesa Luisa Casati di Giovanni Boldini, 1914. Galleria d’arte Moderna a Roma
Luisa Casati nasce a Milano da una famiglia ricchissima, i genitori sono i proprietari del cotonificio Amman, si sposa poi con il marchese Camillo Casati di Soncino, ma, come spesso accade nelle persone così sfacciatamente ricche, disprezzerà il denaro per tutta la sua vita, facendone un uso distratto e smodato. Così come uno dei suoi migliori passatempi sarà quello di sovvertire le regole (siamo in pieno dandysmo, un movimento che aveva fatto della non sobrietà il suo maggiore credo), di stupire e di scandalizzare. Indossava abiti che erano delle “composizioni” artistiche di stoffa, portava pitoni veri al collo come se fossero collane, passeggiava con giaguari al guinzaglio che, come se non bastasse, portavano al collo collari tempestati di diamanti. Famose le sue feste e le sue dimore, soprattutto quella di Venezia, oggi fondazione e museo Peggy Guggenheim.
La Marchesa Casati fotografata da Adolph De Meyer, 1912
La marchesa Luisa Casati con il suo boa
Protagonista della vita intellettuale e mondana dell’epoca, amica, musa e ammaliatrice di alcune delle menti più interessanti, come D’Annunzio, Marinetti, Cocteau. Da l’incontro con D’Annunzio scaturì una relazione che, a differenza delle molteplici che coltivava il poeta, si differenziò per rispetto e durata, i due non si separarono mai del tutto. Questo rapporto cambia la marchesa anche da un punto di vista estetico, in questo periodo creerà su di essa una sorta di maschera, ispirandosi alle eroine che l’avevano incantata in gioventù, come Sarah Bernardt o la Contessa di Castiglione. Capelli rosso brillante, sapientemente spettinati, occhi bistrati di nero e pelle sempre più diafana resa tale da ciprie coprenti.
La Marchesa Casati con un abito di Paul Poiret, 1920
La sua più grande ispirazione era stupire, soprattutto attraverso se stessa, ma anche nei suoi viaggi, nelle sue dimore, alle sue feste. Spesso nuda o avvolta solo nella sua vestaglia di seta, sempre “melodrammatica”. Si narra che nelle sue passeggiate veneziane camminasse accompagnata da un ghepardo al guinzaglio e da una colomba, sembra che l’animale la mangiasse solo se veramente affamato. Alla fine ripiegò perfino in una pantera automatica, che, attraverso un meccanismo interno, ruggiva e si muoveva. Jean Cocteau disse di lei: “Non si trattava più di piacere o non piacere, né tantomeno di stupire. Si trattava di sbalordire”.
La marchesa Casati in una foto di Man Ray, ritratto “magico” del 1922. Occhi doppi, un paio per guardare, l’altro per essere guardati.
Tilda Swinton fotografata da Paolo Roversi per Acne Magazine, interpreta la marchesa Casati
Tilda Swinton fotografata da Paolo Roversi per Acne Paper, interpreta la Marchesa Casati
Tilda Swinton fotografata da Paolo Roversi per Acne Magazine, 2009
Gli ultimi anni della sua vita furono caratterizzati dalla rovina, soprattutto economica, che divenne anche fisica e morale. Dissipò una fortuna in feste, festeggiamenti e in una vita piena di follie. Aveva messo all’asta tutti i suoi beni tanto ad arrivare a pagare i creditori con gioielli e oggetti preziosi; preda degli usurai, pagò bottegai e tassisti con smeraldi e diamanti. Piena di debiti in Italia e Francia, fu costretta a migrare in Inghilterra, per poi rifugiarsi a Londra. Ma nonostante tutto non cambiò il carattere e l’atteggiamento verso la vita. Continuò a tingersi i capelli di rosso, usare la cera per bistrarsi gli occhi (il trucco era troppo costoso) e ad aggiungere la belladonna per far brillare e dilatare i suoi meravigliosi occhi. Telefonando agli amici e chiedendo loro: “Ho dieci scellini in borsa. Ci faccio una bottiglia di vino o un giro in taxi?”. Questa era la Marchesa Casati.
Carine Roitfeld fotografata da Karl Lagerfeld per il New Yorker, 2003
Morì nel 1957 e fu sepolta con il suo mantello nero bordato di leopardo, con il volto truccato alla sua maniera, ciglia finte e occhi bistrati, un pechinese imbalsamato ai piedi.
Georgina Chapman fotografata da Peter Lindbergh per Harper’s Bazaar, 2009
Georgina Chapman fotografata da Peter Lindbergh per Harper’s Bazaar, 2009
Collezione Chanel Resort 2010, ispirata alla Marchesa Casati
Pensando alla sua apparizione ad un ballo in costume, presso l’ambasciata di Roma, nel 1913, vestita completamente d’oro, con servitori al seguito verniciati d’oro come lei e con un pavone al guinzaglio; oppure all’Opera di Parigi con una coda di pavone in testa e del sangue che le scorreva su un braccio (di un pollo appena sgozzato), non mi è difficile credere che, alcune trovate decisamente eccentriche di personaggi talentuosi come Lady Gaga o Anna dello Russo, di artisti altrettanto visionari e geniali come La Chapelle o Alexander McQueen, ereditiere mecenate e stravaganti come Daphne Guiness, possano (o potrebbero), aver attinto anche dalla sua originale vita per ispirarsi.
La Marchesa Casati in un dipinto di Kees Van Dongen
“La Marchesa” di Beatrice Brandini
Qualcuno ti ha definito una cometa, altri solo una donna ricca e viziata, stravagante ed eccentrica. Io ti avrei voluto incontrare, conoscere e respirare, anche solo per un attimo, la tua follia, che per me significava soprattutto LIBERTÀ, PASSIONE e COERENZA. Perché essere la Marchesa Luisa Casati, a differenza di ciò che potrebbe sembrare, non era affatto facile. Arrivederci Marchesa Luisa Casati, io l’ ho capito il tuo messaggio.
Una piccola collezione pensando alla Marchesa Casati… di Beatrice Brandini
Una piccola collezione pensando alla Marchesa Casati… di Beatrice Brandini
Ritratto della Marchesa Casati realizzato da Léon Bakst, 1912
Buona vita a tutti!
Beatrice
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