Grandi Maestri, piccole sculture

“Il Pappagallo” di Fortunato Depero

Infinito

“INFINITO” di Beatrice Brandini  

Sono stata a vedere una mostra interessantissima a Pistoia: “Grandi Maestri, piccole sculture”.

Grazie al Corriere della Sera, nella cronaca del Corriere Fiorentino, che aveva dedicato alla stessa un articolo a tutta pagina, perché nonostante la bellezza della mostra, mi è sembrato che non sia stata molto pubblicizzata.

Intanto ancora una volta la cornice era un meraviglioso palazzo, Palazzo Sozzifanti, recentemente restaurato, progetto del grande architetto Bernardo Buonatalenti alla fine del XVI secolo. I locali del piano terra saranno dedicati ad esposizioni, sono curiosa e ansiosa di conoscere i prossimi eventi!

Poi la quantità e la qualità delle opere era talmente vasta e prestigiosa, da poter essere articolata e suddivisa anche in più di una esposizione.

Talvolta si visita un museo e quello che si vede, anche se meraviglioso, è infinitamente inferiore alle aspettative, soprattutto in termini di proposta espositiva.  All’estero mi è capitato di vedere un museo o un esposizione, scoprendo che l’opera più importante era esposta da sola in un intera sala! Questa vuole essere una critica costruttiva perché mantenere e valorizzare il nostro patrimonio culturale, immenso e meraviglioso, è un dovere di tutti noi. Noi abbiamo la fortuna di poter passeggiare per strada e avere davanti paesaggi naturalistici e architettonici di infinita bellezza, sculture, pitture dei più grandi artisti del mondo, valorizziamoli e rispettiamoli di più!

Infine Pistoia mi ha colpito per la gentilezza delle persone, la professionalità e la buona cucina (nel successo di un viaggio, gita o passeggiata, tutto ha il suo peso). Forse ho avuto fortuna,  ma con casualità ho fatto colazione in una eccellente pasticceria  in centro, Armando, ed ho mangiato un buonissimo tagliere di salumi, formaggi e verdure alla Taverna Gargantuà.

Anche all’interno della mostra il personale era gentile,  disponibile e preparato,  mi hanno infatti permesso di fotografare, spiegato alcune cose sulla mostra, e sorriso per le intemperanze del mio piccolino. Grazie a tutti.

La mostra è stata possibile grazie a Lorenzo Bertini, grande collezionista, che nella sua vita, ha raccolto più di 600 sculture, una gran parte di esse erano esposte,  a testimoniare un viaggio nella scultura del Novecento.

L’esposizione si articola presentando i diversi movimenti artistici che hanno caratterizzato il  secolo scorso, si va dalle avanguardie del primo Novecento come l’Espressionismo e il Futurismo, alla Pop Art.  Con opere di artisti di fama internazionale, come Modigliani, Picasso, Depero, Moore, Dalì, Pomodoro, Chia, Manzù, Paladino, ecc. ecc.

Se mi avessero detto quale scultura avrei voluto fra quelle esposte, non avrei saputo rispondere, erano tutte magnifiche! Tuttavia ho “trovato” le mie preferite che voglio condividere con voi.

Ma prima vorrei dirvi che dedicarsi ad una collezione è per me un modo meraviglioso, nonché “sano”, per trascorrere il tempo. Non tutti possiamo collezionare opere d’arte, soprattutto di questo livello, ma cercare l’oggetto raro o mancante è una bellissima e stimolante sensazione;  non fa una grande differenza, almeno nelle intenzioni, se la ricerca è in una grande asta o al mercatino rionale. Quello che accomuna tutti è una grande PASSIONE per qualcosa e la passione è davvero uno dei motori della vita.

Prima foto. “Il Pappagallo” di Fortunato Depero è una della mio opere preferite. Non a caso hanno usato questa per la locandina e la copertina del catalogo (insieme a Dalì). Un po’ perché amo il futurismo e l’estetica di Depero, soprattutto quando illustrava manifesti pubblicitari, un modo di “usare” l’arte e renderla “popolare”. Infine perché Depero è stato il più poetico ma al tempo stesso ironico, fra tutti i futuristi, questo pappagallo ne è un esempio.  Artista eclettico, si dedicò alla pittura, scenografia, arredo, illustrazione. Progettando perfino giocattoli, e chi fa sorridere o sognare un bambino, deve essere per forza una persona speciale!

2 Max Ernest

“Cher Bibi”di Max Ernest. Artista immensamente creativo e innovativo. Questa scultura mi ha particolarmente colpito per l’ironia, è infatti una piccola faccia in bassorilievo che mostra la lingua. E’ come se si stesse rivolgendo verso lo spettatore e dispettosamente facesse una linguaccia.

3 Richter

La scultura in legno, “Quadro Scultura”,  di Hans Richter per i colori e la purezza geometrica. Amo moltissimo l’accostamento cromatico del  marrone con crema e al nero, la forza di questa scultura è oltre a questo anche l’utilizzo dei diversi materiali, legno, rame, vetro.

4 Fontana

Le “Due Sfere” di Lucio Fontana. Uno dei più acclamati e famosi artisti italiani a livello internazionale. Per me fra i più eleganti dello scorso secolo. Il concetto dei “tagli”, inconfondibili, e dei “buchi” come simbolo dell’emotività, sensibilità, erotismo della vita intera.

5 Wesselmann

Adoro Tom Wesselmann, con le sue donne erotiche, divertenti, espressive. Fra i più riconoscitivi artisti della Pop Art. In mostra “Dropped Bra”, un reggiseno rosa realizzato in cartoncino, come simbolo dell’erotismo e come elemento sostitutivo dello stesso corpo femminile.

6 Lucio del Pezzo

Lucio Del Pezzo. Altro grande artista “Pop” con le sue ludiche, astratte, metafisiche geometrie. Osservando le sue opere è come entrare nel mondo di Alice, il Paese delle Meraviglie! In mostra “Geometrie” del 1990.

7 Paladino

Mimmo Paladino. Immenso esponente, insieme ai grandi Clemente e Chia, della Transavanguardia. I suoi manichini, pittorici o scultorici, sono solitari, emaciati, quasi maschere. La scultura presente in mostra, “Senza Titolo” del 1997, rappresenta una figura esilissima che si appoggia ad un rettangolo (quadro? parete? muro?) di bronzo a cui a sua volta si adagia una cornice.  All’estremità un banchetto isolato. Ogni oggetto diventa simbolo. La poetica di questo grande artista prende spunto dall’arte arcaica, ma anche da Klee e Picasso, creando tuttavia un’arte riconoscibilissima e particolarissima.

8 Barni

Roberto Barni con i suoi “Servi Muti”. Amo moltissimo le sculture di questo artista perché nonostante ci sia sempre un tocco di ironia, qui nell’assenza dei volti, sono dei SERVI, (ironia ma anche denuncia!), leggo in tutte le sue opere un costante velo di malinconia che mi commuove.

9 Vangi

“Paesaggio” di Giuliano Vangi. E’ un artista che ammiro e vorrei, più di altri, avere nella mia collezione. Ne sono rimasta folgorata durante una sua personale al Forte Belverdere, circa vent’anni fa’. E’ drammatico, pessimista, a volte perfino “mostruoso” nel definire tratti di volti o corpi. Ma immensamente grande e moderno. In mostra una scultura del 2000 in cui un uomo piccolissimo è, davanti ad una natura minacciosa e dominante, inerme e sconfitto.

Questo non era un argomento di moda, (come ho detto parlerò spesso anche di arte), ma anche l’arte è nutrimento, soprattutto per persone creative, sensibili, poetiche. Ed il “bello” dovrebbe essere, e diventare, qualcosa di irrinunciabile

Beatrice

11 commenti su “Grandi Maestri, piccole sculture

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