Banner della mostra
“JULIE” di Beatrice Brandini
Andy Warhol: “Tutti devono avere fantasia..”
“Credo che avere la terra e non rovinarla sia la più bella forma d’arte che si possa desiderare”. Andy Warhol
Sono stata a vedere una bella mostra a Pisa : “Andy Warhol una storia americana”, nell’incantevole Palazzo Blu, sarà aperta fino al 2 Febbraio 2014.
Palazzo Blu, sede della mostra
Devo dire che Warhol non è fra i miei artisti preferiti, di solito amo un’eccentricità più spiccata (Picasso o Carrà), oppure la bellezza delle forme (Casorati), ma devo riconoscere a Warhol un grande merito, quello di aver reso l’arte più popolare e di averla innovata con sperimentazioni diverse (foto ritoccate, polaroid, lo stesso soggetto riproposto all’infinito), e pertanto, come tutti per coloro che provano a fare qualcosa di nuovo e differente, ha tutta la mia stima.
La mostra, suddivisa per tematiche, vuole enfatizzare non solo la poetica di Warhol, ma vuole essere anche il ritratto di un paese, l’America, in un periodo storico che ha cambiato il volto del mondo, penso alla pena di morte, all’assassinio di Kennedy, al Vietnam, a Woodstock, così come le scatole di detersivo, le lattine di zuppa, i ritratti di Mao e Marilyn sono diventati icone e testimonianza di un epoca, stravolgendo il mondo dell’arte americano e, successivamente quello mondiale.
Andy Warhol, Flowers, 1964-1970 The Sonnabend Collection, New York
Lo spartiacque fra l’arte e il pubblico con Andy Warhol scompare, quel target che abitualmente non veniva preso in considerazione dal sistema artistico (un po’ snob), perché ritenuto intellettualmente non adatto e incapace di potere d’acquisto, da questo momento ha un peso importante, proprio grazie a Andy Warhol e la Pop Art. E viceversa: “Quel che c’è di veramente grande in questo paese è che l’America ha dato il via al costume per cui il consumatore più ricco compra essenzialmente le stesse cose del più povero..” ; quindi Andy Warhol può definirsi il primo “prodotto” della globalizzazione.
Andy Warhol, cultura.comune.pisa.it
Andy Warhol nasce a Pittsburgh, in Pennsylvania, nel 1928. Fin da piccolo ama la fotografia (la cantina della casa di famiglia viene adibita a camera oscura per poter sviluppare le foto che Andy scatta con una Kodak, ha solo 9 anni!), le dive del cinema che ritaglia dalle riviste, i cartoni animati, i fumetti e naturalmente l’ARTE. Si trasferisce a New York non ancora ventenne, lavorando come illustratore per importanti riviste e ottenendo immediatamente credibilità e riconoscimenti prestigiosi. Inizia ad illustrare libri e a partecipare ad alcune collettive. Comincia a lavorare a dipinti importanti come quelli di Elvis o di Liz Taylor. Gira film con una cinepresa 16mm.
Pensate che negli anni 60 i critici lo definirono “il nulla in persona”, Andy Warhol commenterá: “questo non ha aiutato per niente il mio senso dell’esistenza”.
Andy Warhol, Liz Taylor, 1964 The Sonnabend Collection, New York
Nel 1964 trasferisce il suo studio al 231 East della 47th Street, un grande spazio che prenderà il nome di FACTORY.
Nel 1966 realizza i film “The Velvet Underground and Nico” e “The Chelsa Girls”, produce il primo LP dei Velvet Underground, la banana presente nella copertina del disco è disegnata da Andy Warhol. Famosissima immagine ancora oggi.
Copertina LP Velvet Underground & Nico Copertina di Interview firmata da Warhol
Nel 1969 pubblica il primo numero della rivista Interview. Importanti musei americani ed europei espongono i suoi lavori; personaggi come lo scià di Persia, Mick Jagger, Liza Minnelli, John Lennon, ecc. gli commissionano ritratti.
Andy Warhol, Mick Jagger, 1975 The Sonnabend Collection, New York
Fra il 1972 e il 1982 realizzerà capolavori come le serie dedicate a Mao Tse-Tung, Skull, Shadow, Dollar Sig; collaborerà con artisti come Francesco Clemente e Jean-Michel Basquiat.
Morirà il 22 Febbraio del 1987 a soli cinquantanove anni.
Self Portraits di Andy Warhol
Andy Warhol è uno dei pochissimi artisti ad essere ancora più riconoscibile e famoso delle sue stesse opere, egli stesso celeberrima icona.
Le sue creazioni, un po’ come avevo sottolineato per Mario Schifano, sembrano uscire da un telegiornale, con le sue notizie drammatiche (il tema della morte e della caducità della vita [i teschi], del lato oscuro in ogni essere umano [il tema della ghigliottina, quello delle armi o dei coltelli]); quelle sensazionalistiche; quelle relative a personaggi famosi (le stars rappresentate nella serie dei ritratti), quelle di temi politici (Nixon o Mao), per arrivare alle “infiltrazioni” pubblicitarie (detersivi, zuppe, ecc.). Di questo incredibile mix si nutre l’arte di Warhol.
Un artista che aveva capito prima di chiunque altro il potere dei media, la società consumistica perennemente ansiosa di novità e prodotti, e soprattutto il “servizio” che avrebbe dovuto compiere l’arte. Penso che se qualcuno fra cento anni vorrà conoscere e capire il mondo fra il 1962 e il 1987, sarà sufficiente che si documenti sull’opera di Wharol.
Polaroid “Self Portrait (with the skull)” The Andy Warhol Museum, Pittsburgh
Warhol si metteva a nudo con sarcasmo e ironia, tipico dei grandi personaggi dotati di straordinaria intelligenza, elevata cultura e grande generosità (ha lasciato cose bellissime arricchendo la nostra vita); quelli come lui sono persone che in anticipo comprendono quali sono le cose più importanti.
Grazie Andy per averci regalato la tua visione del mondo, probabilmente una visione “vera” e reale per noi tutti.
Buona vita a tutti!
Beatrice
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