“Fioruccina” di Beatrice Brandini
Valigetta vintage Fiorucci
La scomparsa di Elio Fiorucci mi ha molto rattristato. Quando ero una ragazzina spendevo la mia paghetta settimanale per le sue variopinte, umoristiche, colorate, caleidoscopiche, creazioni (alcune provenienti da tutto il mondo), tanto da meritarmi l’appellativo di “Fioruccina”. Ero alle medie, fine anni ottanta, e la sua moda, i suoi accessori e i suoi oggetti erano davvero qualcosa di innovativo e diverso.
Fiorucci Logo Angels
Il suo famosissimo negozio di Milano, in Galleria Passarella, era un puzzle i cui tasselli erano “pezzi” di Times Square, Carnaby Street, la Pop Art di Andy Warhol, i graffiti di Basquiat o Haring, la moda gipsy e hippy di Zandra Rhodes e Ossie Clark, il punk di Vivienne Westwood, la rivoluzione sessuale che si esprimeva anche attraverso le minigonne di Mary Quant.
Zeppe Fiorucci, 1974
Prima che aprissero il concept a Firenze (in Piazza Strozzi, dove adesso c’é Emporio Armani), andavo a Milano (giá adolescente), oppure chiedevo a mio padre di portarmi nelle sue soventi trasferte lavorative, essenzialmente per andare da Fiorucci. Chi mi conosce lo sa molto bene, poiché ero un tormento.
Shopper bag Fiorucci, 1970 ca.
Fiorucci era un punto di riferimento per i milanesi e non, un crocevia artistico e multietnico (parola sconosciuta a quei tempi), un modo per sentirti piú internazionale, non piú glamour, ma piú libera e creativa.
Copertina Look Book Fiorucci
Fiorucci ha realizzato abiti con ironia e leggerezza, cercando sempre di soddisfare i “bisogni” dei giovani.
Rivisitazione del logo Fiorucci Angels
I fumetti e “cartoni animati” che personalizzavano gli abiti, erano “moda” molto prima dei manga. I capi in gomma, con perline, ricamati con la paglia, sono apparsi prima delle contaminazioni etniche ed esotiche, care ad una moda di qualche decennio dopo.
Pubblicità Fiorucci di Oliviero Toscani, 1975-1978
Gli abiti sexy, le zeppe con la frutta o altre “chincaglierie”, le t-shirts cariche di slogan, tutte cose che Fiorucci ha creato, o portato in Italia, giá sul finire degli anni sessanta.
Evento Fiorucci Girls
E ancora, le campagne rivoluzionarie e “scandalose” (alcune ad opera di un giovane Oliviero Toscani, prima della collaborazione con Benetton); la ricerca di abiti e oggetti nei mercatini delle pulci, oggi, abusandone paternità e padronanza, definiti “vintage”.
Elio Fiorucci con Andy Warhol a Los Angeles, 1978
Il logo degli Angeli, diventato “status” quando non esisteva ancora questa parola ma si parlava di marchio, riportato ovunque, esprimeva grazia, poesia, ma anche ironia (soprattutto quando furono aggiunti gli occhiali), essenza della sua poetica, del suo sentire, della sua “anima”.
Collaborazione con Keith Haring
Keith Haring al lavoro nello store Fiorucci di Milano in Galleria Passarella
Keith Haring con un murales nello store Fiorucci di Milano
Enzo Biagi che lo intervistó nel 1976 per il Corriere della Sera, titoló l’articolo “L’uomo che ha distrutto la moda”, alludendo, secondo me, alla sua capacitá di creare tendenze senza modelli d’alta moda, senza l’alterigia da couturier-artista, senza pretese.
Pubblicità Fiorucci e logo istituzionale
Pubblicità Fiorucci
Pubblicità Fiorucci
Creativo, democratico, animalista, puro, laico, Elio Fiorucci era tutto questo e molto di più. Sentiremo moltissimo la sua mancanza, anche perché apparteneva a quella categoria di persone, ahimè sempre piú rare, che io definisco LIBERE.
Servizio da té vintage, Fiorucci – Richard Ginori
Milano e il mondo adesso saranno meno colorati e allegri.
Valigetta vintage Fiorucci (retro)
Buona vita a tutti!
Beatrice
Che bellissimo post.
Ora che Triennale gli ha dedicato una mostra, sono andato a cercare notizie su Fiorucci. e mi sono imbattuto sul suo post. Preciso e innovativo, lo ha scritto quasi dieci anni fa.
Complimenti per la visione che ha raccontato molto bene e che credo fosse la stessa del Sig. Elio Fiorucci