Giorgio Armani, networthq.com
“Nadja” di Beatrice Brandini
Giorgio Armani non ha bisogno di grandi presentazioni, è un nome conosciuto in tutto il mondo, amato, stimato, rispettato e seguito, un creativo che con il suo rigoroso concetto di eleganza, purezza, pulizia, ha rivoluzionato il mondo e il modo di vestire femminile, creando “lo stile Armani”, uno stile inconfondibile e immediatamente riconoscibile.
Gia fotografata da Aldo Fallai, campagna Giorgio Armani, 1980
Molte sono le cose che ha inventato, idee che prima di Armani non si erano mai viste, la più significativa ed importante è senza dubbio l’interpretazione del blazer maschile in versione femminile, ovvero la capacità di vestire una donna “da uomo” con estrema eleganza e femminilità. Qualcuno, anche importante e capace, ci aveva già provato, come Saint Laurent, ma di fatto in quel caso aveva reinterpretato lo smoking da uomo con un fit femminile, Armani è andato molto più in là. Se poi consideriamo che la sua azienda nasce nel 1975, in pieno clima romantico caratterizzato da abiti lunghi, fluidi e svolazzanti, aver creato, in quegli stessi anni, un nuovo “tailoring” contemporaneo, è stata davvero una grande innovazione.
Amber Valletta fotografata da Peter Lindbergh, campagna Armani 1993
Nadja Auermann fotografata da Peter Lindbergh, campagna Giorgio Armani 1997
Mini Anden fotografata da Paolo Roversi, campagna Giorgio Armani 2003
Altre sue caratteristiche importanti sono aver introdotto per l’uomo un modo di vestire più “sciolto” , con la famosa giacca sfoderata e délabré, anteponendo all’estetica femminile/maschile, quella maschile/femminile. Poi tavolozze dai colori magici, sfumature armaneggianti, come il “famoso” greige, una tonalità fra il grigio e il beige. Oppure l’amore per il dettaglio, qualcosa di inconsueto e inaspettato che rende il capo unico. E ancora, il tailleur destrutturato, fluido, femminile, rendendo le donne credibili nel competitivo (e talvolta maschilista), mondo manageriale, senza rinunciare completamente alla loro femminilità. I bermuda sotto la giacca, i drappeggi morbidi, costumi da bagno iper stilizzati, il look samurai, ecc. ecc., tante, tantissime, bellissime creazioni.
“Karen” di Beatrice Brandini
Un mio caro collega e amico, prematuramente scomparso, che aveva lavorato per Armani Casa, una volta mi raccontò che Giorgio Armani non lasciava niente al caso, seguiva tutto, anche gli oggetti/prodotti in licenza, con la stessa passione e cura che adottava per Armani Privè (la sua linea di alta moda). Spesso, svegliandosi presto, girava per il centro di Milano deserto e con i negozi ancora chiusi, per controllare le vetrine delle sue boutique.
“American Gigolò” di Paul Schrader, 1980 “Gli Intoccabili” di Brian de Palma, 1987
Poi mi piace citare il sodalizio di Armani con il cinema. Un amore immenso che nasce da “American Gigolò”, che consacrò al mondo un attore di nome Richard Gere, agli “Intoccabili” di Brian de Palma. Film importanti, diventati cult, entrati nell’immaginario collettivo anche grazie all’abbigliamento dei suoi protagonisti. Nonché il pregio di aver trasformato celebreties in icone di stile, proprio grazie alla sua moda, allo stile Armani.
Agyness Deyn fotografata da Mert & Marcus, campagna Giorgio Armani 2008
Schizzi Beatrice Brandini, abiti Armani vintage
In una vecchia intervista Armani dichiarò: “io costringo le donne a “pensare” prima di mettere un mio vestito. Non voglio modificare il loro corpo: cerco solo un altro modo di esibire la loro sessualità”. Credo che questa dichiarazione sia molto più eloquente di tante altre parole; attraverso la sua moda ha creato una nuova estetica e un nuovo approccio nel vestire da parte delle donne.
Time, copertina dedicata ad Armani, 1982 (archivio storico Time)
Uno dei pochi italiani che ha avuto l’onore di essere fotografato in copertina del Time, uno dei pochi grazie al proprio talento artistico (precedentemente solo la Lollobrigida, la Loren e Pavarotti, successivamente Versace).
Stimo moltissimo il sig. Armani, ovviamente per la sua creatività e moda, ma anche per la sua poca propensione allo scandalo e al clamore, in anni in cui tutti vogliono apparire prepotentemente. Una volta ho viaggiato nella stessa carrozza da Firenze a Milano, ero emozionata come una bambina e non ebbi il coraggio di rivolgergli parola, ma lo osservai silenziosamente e ammirevolmente per tutto il viaggio (che allora senza l’alta velocità era piuttosto lunghino). Era insieme ad alcuni suoi collaboratori, sapete chi si alzò per comprare qualcosa da mangiare per tutti? si proprio lui.
Campagna Giorgio Armani P/E 2014, foto Mert Alas e Marcus Piggot
Credo che Armani abbia fatto come alcuni grandi artisti, come Picasso nella pittura o Mozart nella musica, che abbia rivoluzionato il suo mondo, emancipandolo e creando qualcosa di nuovo dal quale non sarebbe stato più possibile tornare indietro.
Grazie Giorgio Armani, non a caso in America da molto tempo ti hanno definito “THE KING”, il re, e sempre a New York, il 24 Ottobre scorso, è stato celebrato un giorno dedicato solo a lui, “l’Armani Day”. Gli americani sono pragmatici e concreti, ma anche capaci di valorizzare un talento come pochi altri.
Buona vita a tutti!
Beatrice