“JOSEPHINE” di Beatrice Brandini
Locandina della mostra
Sono stata a Roma al Palazzo delle Esposizioni a vedere questa mostra e ogni volta mi stupisco della bellezza di questa città.
Quando ci andavo regolarmente per lavoro, arrivavo a Fiumicino (da Milano) e l’attraversavo per un tragitto piuttosto lungo, ecco ogni volta ero eccitata dall’idea di poterla contemplare, estasiata e felice di poterla riscoprire; è una città davvero magnifica!
Amo da sempre questo grande maestro della fotografia. Ho cominciato ad apprezzarlo molto presto, poiché, oltre all’oggettiva bellezza del suo lavoro, esprimeva, attraverso i suoi scatti, molte caratteristiche che condivido e apprezzo. Da un punto di vista espressivo ha sempre prediletto l’eleganza del bianco e nero; aveva un carattere forte ma ironico, aveva la capacità di rompere gli schemi, non voleva essere politicamente corretto, né un mediocre, scandalizzava senza essere mai volgare, era un anticonformista! Ha lavorato molto spesso per campagne pubblicitarie i cui committenti erano marchi di moda (Terry Mugler, YSL, Blumarine, Wolford…), rendendo la sua arte più “popolare”, ma immediatamente riconoscibile.
Aveva coraggio, (da ragazzino scappò dalla Germania in cui vide immediatamente l’ombra del nazismo). Si ricorderà sempre come uno dei più grandi protagonisti del Novecento, culturalmente parlando, con il suo modo rivoluzionario di fare fotografia, uno sguardo innovativo e moderno.
Importante citare anche il sodalizio con sua moglie, June, sua musa e ispiratrice, fondamento della sua arte, nella loro lunga unione ognuno di essi è riuscito a realizzare i propri sogni, individuali e di coppia. Scattava in fretta, lavorava senza assistenti (ad eccezione della moglie), scattava anche quando la luce era pessima, usava qualsiasi macchina fotografica, anche le più dilettantesche.
In un’intervista immediatamente dopo la sua scomparsa, Tom Ford dichiarò che le foto di Newton erano state un’ispirazione per diventare stilista.
La mostra raccoglie circa duecento fotografie pubblicate su i primi tre volumi curati dallo stesso artista, alla fine degli anni ’70: White Woman, in cui il tema principale è il nudo femminile nell’estetica fashion, rivoluzionando il concetto stesso della foto di moda. Sleepless Nights, ancora una volta il corpo femminile attraverso gli abiti e quindi la moda, ma il percorso artistico cambia un po’, la foto di moda è un pretesto per diventare una sorta di reportage, le modelle escono dallo studio per essere rappresentate in strada, spesso in atteggiamenti sensuali. Infine Big Nudes, volume che inaugura le gigantografie di corpi nudi, scatti entrati nei musei e gallerie di tutto il mondo. Sono quasi sempre immagini forti, le modelle non sono donne “graziose” ma protagoniste, donne bellissime e consapevoli, volitive! L’erotismo è un elemento fondamentale e ricorrente ma non è mai fine a se stesso o “giocoso”, anzi, una volta lo stesso artista ammise che il sesso non doveva essere divertente, ma al contrario era una cosa terribilmente seria, altrimenti non poteva essere sexy.
Un’altra dichiarazione che amo citare di questo grande personaggio è questa: “Le fotografie di alcune persone sono arte, le mie no. Se per caso vengono esposte in una galleria o in un museo, va bene. Ma non è per questo che scatto, io sono un mercenario”. Non si prendeva mai troppo sul serio, e forse anche per questa sua “leggerezza” è stato un grande artista.
Vi ho mostrato alcune foto della mostra che reputo fra le più belle e un opera ispirata alla sua poetica.
Buona vita a tutti!
Beatrice