Poster della mostra Klimt e l’arte italiana
“Lena” di Beatrice Brandini
Al Mart, fino a giungo 2023, possiamo ammirare due capolavori di Klimt: “Giuditta II” e “Le tre età”, due dipinti del maestro viennese entrate a far parte delle collezioni pubbliche italiane dopo la Biennale di Venezia del 1910 e l’Esposizione Internazionale del 1911 a Roma.
Gustav Klimt “Giuditta II” (dettaglio), 1909. Opera esposta al Mart di Rovereto
Queste due opere documentano il passaggio del maestro in Italia e costituiscono il fulcro della mostra “Klimt e l’arte italiana”, a cura di Beatrice Avanzi, da un’idea di Vittorio Sgarbi, dimostrando quanto questo straordinario pittore influenzò artisti del calibro di Felice Casorati, Vittorio Zecchin (definito il Klimt italiano), Galileo Chini, Adolfo Wildt, e molti altri preseti in questa interessantissima esposizione.
Gustav Klimt le “Le tre età” 1905. Opera esposta al Mart di Rovereto
Klimt infatti, realizzò alcune delle sue opere più importanti proprio in Italia, durante i suoi frequenti viaggi nei quali visitò la Basilica di San Marco a Venezia, e i mosaici di Ravenna. Proprio quest’ultimi lo influenzarono, ispirando i suoi celeberrimi fondi dorati e i suoi ricchi ed irresistibili decori. L’uso della foglia d’oro o di platino, caratteristica dello stile di Klimt, esaltava la ricca decorazione degli sfondi, motivi ornamentali che diventano tante micro tessere di uno straordinario mosaico.
Felice Casorati “La Preghiera” – 1914 Opera esposta al Mart di Rovereto
Klimt fu scoperto e ammirato soprattutto quando presentò ventidue opere, in una sala a lui dedicata durante la IX Biennale. “Un aristocratico innovatore dello stile”, così lo definì Boccioni qualche anno dopo, sovrapponendosi alla critica più conservatrice che lo giudicò decadente e incomprensibile.
Galileo Chini “La vita e l’animazione dei prati” – 1914 Opera esposta al Mart di Rovereto
Tuttavia gli artisti italiani rielaborarono l’influsso klimtiano in modo indipendente e originale, come si evince dalle linee, dai decori e soprattutto dallo stile, che finì per adattarsi e influenzarsi da correnti artistiche locali.
Luigi Bonazza “La leggenda di Orfeo – Rinascita d’Euridice – Morte d’Orfeo” 1905. Opera esposta al Mart di Rovereto
Vittorio Zecchin artista e artigiano, figlio di un maestro vetraio, elaborò, anche grazie alla vicinanza di Klimt, uno stile onirico e fiabesco, quasi orientaleggiante (famoso il ciclo pittorico per l’Hotel Terminus di Venezia, dedicato ai racconti delle Mille e una notte). Galileo Chini, proprio come Zecchin, fu un artista eclettico, pittore, ceramista e decoratore, l’influsso di Klimt fu particolarmente evidente nelle tele sul tema della primavera. Adolfo Wildt, riuscì a lavorare il marmo con una maestria unica, le sue opere sono spirituali e drammatiche; la sua produzione grafica, dove le eteree figure sono rappresentate in spazi “dilatati”, arricchiti da decori di stelle e croci, sono di chiara influenza klimtiana.
Catalogo della mostra Klimt e l’arte italiana . Silvana Editoriale
Così come influenze dal grande pittore austriaco arrivarono dagli artisti di Cà Pesaro, dove nella sede di Palazzo Pesaro fu istituita la sede della Galleria d’Arte Moderna diretta da Nino Barbantini, che diventò immediatamente un centro della produzione ed esposizione più avanguardista di quel periodo. Qui gli artisti si avvicinarono al contenuto artistico mitteleuropeo. La presenza di Klimt alla Biennale fece il resto.
Questa bellissima esposizione presenta discipline diverse, come la pittura, la scultura e altre arti decorative, tutte caratterizzate da un segno sontuoso, affascinante, proprio della Secessione.
Mood Klimt di Beatrice Brandini
Non so se riuscirò a portare mio figlio a visitarla entro giugno, ma cercherò di farlo ad ogni costo, credo che ne valga proprio la pena.
Buona vita a tutti!
Beatrice