Scultura davanti all’ingresso del Museo di Ugo La Pietra
“Sottobicchieri” di Beatrice Brandini
Dove poteva sorgere un museo della ceramica se non a Montelupo? Un Museo la cui raccolta ha un valore inestimabile, con reperti che vanno dal Medioevo al Rinascimento, fino al Settecento.
Facciata del Museo della Ceramica di Montelupo
Piatto rinascimentale datato 1509, la maiolica faceva parte della collezione Gustave de Rothschild di Parigi
Piatto
Tutto è iniziato dalla scoperta di un pozzo, nel 1973, durante i lavori di pavimentazione di un’antica strada del castello di Montelupo. Adibito a discarica per le vicine formaci, il Pozzo dei Lavatoi si rivelò un grande deposito archeologico che raccoglieva le testimonianze delle produzioni.
Boccale
Vaso
Piatto ad ovali e rombi, Pozzo dei Lavatoi 1500 -1510
Le maioliche esposte nel Museo rappresentano ciò che per i vasai di Montelupo era un incidente, ovvero scarti di lavorazione, che, non potendo essere venduti, venivano gettati negli scarichi.
Dopo questa straordinaria scoperta, fu la Soprintendenza Archeologica della Toscana a condurre ricerche, che portarono, grazie ad una preziosissima e paziente opera di restauro, al ritrovamento di 300 esemplari ceramici riconducibili al primo quarto del 1500. Per questo il museo vanta la quasi totalità delle opere esposte frutto di scavi effettuati, quindi di materiali recuperati.
Piatti
Piatto
Oggi questo grande museo si articola su due piani e comprende una collezione di opere ceramiche che vanno dalla fine del Duecento al Settecento, scelte tra le oltre 5.550 contenute nei magazzini. Ci sono otto sale che trattano altrettanti temi specifici, si va dalla mensa medievale, alla bottega, dalla committenza alla farmacia, dalla sala degli animali e fiori, a quella interamente dedicata ai bambini.
Piatto
Piatti
Come spesso accade per il patrimonio artistico-culturale italiano, ci sono così tanti pezzi importanti che probabilmente all’estero realizzerebbero tre musei. Tuttavia ci sono dei pezzi che da soli valgono la visita e il biglietto. Come il Boccale con arpia del 1320, il Bacile Damaschino monocromo del 1440, il Piatto ad Ovali e Rombi, del 1500.
Piatto
Piatto
Piatto
La maiolica di Montelupo è una produzione molto importante che risale al XIII secolo, quando le famiglie fiorentine, come quella degli Antinori, commercializzavano attraverso gli scali marittimi di Pisa e Livorno, una grande quantità di maioliche per il mercato internazionale. In poco tempo i prodotti di Montelupo si diffusero lungo tutto il Mediterraneo, in Grecia, in Spagna, in Francia, arrivando anche fino all’atlantico, come all’Inghilterra e all’Olanda.
Bacile damaschino monocromo, 1440 – 1460
Alcuni scorci interni del Museo della Ceramica di Montelupo
Il Museo della Ceramica di Montelupo vuole sottolineare anche il ruolo che ebbero le botteghe nella costruzione formale e tecnologica della maiolica italiana, ma soprattutto, visitandolo, puoi spaziare con la fantasia, immaginando che un piatto o una brocca, siano stati protagonisti nelle tavole di ricche famiglie fiorentine, nelle mense di ospedali o conventi, destinati a scambi commerciali nelle rotte del mediterraneo o transoceaniche. Storie incredibili che raccontano la nostra storia.
Un’opera in ceramica di Eugenio Taccini
Un Pinocchio monumentale di Eugenio Taccini
Uno scorcio del laboratorio dell’artista Taccini
Un patrimonio che non va disperso, una figura, quella del ceramista, creativa ed importante, che Montelupo cerca di preservare, anche attraverso “Residenze d’artista”, ovvero collaborazioni fra artisti e designer italiani invitati a lavorare in manifatture locali per progettare nuove linee di produzione.
Un Pinocchio, ancora in creta, dell’artista Eugenio Taccini
Un’opera di Eugenio Taccini
Un ritratto di Eugenio Taccini
Ciuco con Pinocchi di Eugenio Taccini. collezione privata
Alcune opere di Eugenio Taccini che abbelliscono una rotonda a Montelupo
Infine voglio citare un’artista che ho scoperto un pò di tempo fa, visitando proprio Montelupo e il suo museo, ovvero Eugenio Taccini. Passeggiando per le strade della città, fummo realmente rapiti dalla sua bottega con ceramiche straordinarie, un’infinità di Pinocchi e Arlecchini, insieme ad altri personaggi fantastici, creativi, divertenti, meravigliosi. Conoscemmo anche l’uomo, oltre che l’artista, di un’infinita umanità e gentilezza. Non sapevamo come fare a scartare quello che avevamo scelto per la nostra casa, di fatto acquistammo alcuni pezzi in un baleno, gli stessi pezzi che guardo ogni giorno e che mi regalano momenti di felicità.
Sottopiatto di Beatrice Brandini
Buona vita a tutti!
Beatrice
Andrò sicuramente a visitare questo museo quando verrò in vacanza in Toscana a luglio. Molto interessante!