Biba Logo
Ingrid di Beatrice Brandini
Nel 1964 Biba inaugurò il suo primo negozio nel cuore di Londra, dieci anni dopo quello che per la stampa dell’epoca fu definito “lo store più bello del mondo”. In undici anni conquistò rock stars, attori e stravaganti milionari del jet set internazionale.
Prima boutique Biba a Londra
Catalogo Biba, foto Hans Feurer
Nata a Varsavia, Barbara Hulanicki, si ritrovò presto a Londra, divenuta orfana di padre, ospitata da una parente facoltosa e snob. Niente di più lontano dal carattere ribelle di Barbara, ma sicuramente quella frequentazione, come da sua stessa ammissione, l’avvicinò al gusto del bello e della moda.
Catalogo Biba
Interno della boutique Big Biba di Londra
Iniziò come illustratrice, per poi fondare, insieme al marito, la Biba’s Postal Boutique, azienda di vendite per corrispondenza di abbigliamento. Quando il Daily Mirror la intervistò e pubblicò un abito a quadretti Vichy bianchi e rosa di sua creazione, quello stesso capo, nel giro di una settimana, fu ordinato da 17mila donne, dando di fatto inizio alla sua sfolgorante carriera.
Logo Biba
Lo stile di Biba era un insieme di linee anni ’20 e ’30, di stampe Liberty, di tessuti scintillanti, fluidi e sparkling, con un occhio al passato. I suoi clienti erano Julie Christie (che usò completi pantalone Biba per il film Darling), Mia Farrow, Barbara Streisand, Brigitte Bardot… donne bellissime ma anche forti e indomite.
Pagina del catalogo Biba
Aveva deciso di fare abiti diversi, ma soprattutto aveva deciso di fare abiti “democratici”. “Non voglio fare abiti per donne ricche o mantenute ma per la gente dalla strada”. Per questo forse la stampa la snobbò. Ma Biba non si arrese mai, ed anzi per i suoi cataloghi per corrispondenza aveva arruolato fotografi come Helmut Newton e Sarah Moon, immagini che rimarranno leggendarie.
Twiggy fotografata in Biba
Dopo gli abiti ampliò la propria offerta creando carte da parati, lampade, biancheria, stoviglie, insomma un perfetto lifestyle. Fu la prima a creare un linea beauty pensando alle donne con la pelle scura e agli uomini. Introducendo nella tavolozza colori inediti per gli occhi come il verde militare o il mora.
Ingrid Boulting fotografata sa Sarah Moon
Biba ha rappresentato uno stile libero e leggero, portavoce della Swinging London, la cui ideatrice, Barbara Hulanicki, avvertì come fenomeno culturale prima che di costume. Ma la sua grandezza fu soprattutto quella di rivoluzionare e spodestare un concetto di stile elitario che vigeva fino a quel momento.
Twiggy fotografata da Justin de Villeneuve
La modella perfetta per lo stile Biba sarà Twiggy, occhioni, magrezza imbarazzante e gambe lunghissime, ma anche Ingrid Boulting, dalle stesse caratteristiche, entrambe emblemi di quella libertà di espressione cara agli Anni 60.
Barbara Hulanicki
Biba boutique, 1965
L’ultimo store di Biba, the Big Biba, si articolava in sette piani, al cui interno si poteva acquistare, mangiare e ascoltare musica. Al ristorante Rainbow Room (500 coperti), si assisteva a concerti tenuti da cantanti come David Bowie. C’era anche un giardino pensile con dei fenicotteri vivi, in cui si poteva degustare un tè. Ventimila specchi provenienti da Cina e Marocco. Uno store che era diventato il più cool della Londra dell’epoca. Uno store che avrà ispirato Elio Fiorucci per il suo in San Babila o Stephen Sprouse per quello di New York.
Mood ’70 di Beatrice Brandini
La mostra The Biba Story, 1964 -1975 sarà fruibile fino all’8 di settembre 2024 al Fashion and Textile Museum. Un’occasione per comprendere una personalità dirompente, un modo di concepire la moda, e la sua indispensabile potenza comunicativa, molto moderna e vicina a quella odierna.
Buona vita a tutti!
Beatrice
Beautiful Biba, beautiful her fashion idea, beautiful her powerful strategy!