Poster mostra Man Ray a Villa Manin
“Kiki” di Beatrice Brandini
“Dipingo quello che non può essere fotografato. Fotografo quello che non voglio dipingere”.
“Dipingo l’invisibile. Fotografo il visibile”. Man Ray
Man Ray: “Le violin d’Ingres”, 1924
Era moltissimo tempo che volevo parlare di Man Ray, uno degli artisti che amo follemente e che, attraverso alcune sue opere, ha caratterizzato iconograficamente il secolo scorso. Come il celebre “Le violin d’Ingres”, nudo femminile con intagli di violino all’altezza dei reni.
Man Ray: “Le Cadeau”, 1921
L’occasione me l’ha fornita la bellissima mostra a Villa Manin, (Passariano, Codroipo) in provincia di Udine, in cui vengono raccolte più di trecento opere dell’artista. Un percorso che evidenzia la natura eclettica di questo straordinario personaggio che durante la sua vita è stato persuaso soprattutto dalla curiosità, aspetto che in campo artistico diventa dote, la stessa che gli ha permesso di sperimentare. Man Ray si è infatti cimentato nella fotografia, nella pittura, nella creazione di alcuni particolarissimi oggetti (il più famoso è “Cadeau”, il ferro da stiro la cui piastra è percorsa da una fila di chiodi), come autore di cortometraggi (alcuni di questi sono stati considerati, unanimemente, capolavori della cinematografia surrealista).
Foto di Man Ray
Il percorso espositivo è un interessantissimo percorso artistico, ma anche l’occasione di capire Man Ray uomo. Attraverso viaggi, soggiorni, amicizie e soprattutto amori, una vita privata che spesso si è mescolata e unita (direi NUTRITA) a quella dell’artista.
Man Ray: “Nera e Bianca”, 1926. Courtsey Fondazione Marconi
Emmanuel Radnitzky, questo il suo vero nome, nasce in America, ma già molto giovane si trasferisce a Parigi dove entrerà in contatto con alcune delle più importanti figure del Novecento. Amico di Marcel Duchamp, sente che l’Europa e precisamente Parigi, è il luogo adatto per “creare”, anche perché sia il dadaismo che il surrealismo, movimenti di quegli anni, sono correnti che danno alla fotografia e alla filmografia la possibilità di inventare, sperimentare, innovare.
Man Ray ritratto di Dora Marr
Man Ray: Peggy Guggenheim in dress by Paul Poiret, 1924
In quegli anni realizza numerose immagini per le riviste di moda come Vogue e Harper’s Bazar. Sono anni liberi, Parigi è appena uscita dalla guerra, ha voglia di riscatto ed è caratterizzata da una straordinaria vitalità. Per questo i protagonisti dei ritratti di Man Ray sono perfetti, personaggi geniali, Matisse, Braque; eccentrici, Gertrude Stein; talvolta eccessivi, come la Marchesa Casati…
Man Ray e Adrienne, 1930
Man Ray: “La Fortune”, 1938
Man Ray: L’equivoque, 1943. Courtesy Fondazione Marconi
Importanti, ma per la sua arte potremmo definirle determinanti, sono state alcune donne, come Kiki de Montparnasse, Lee Miller e Juliet Browner. Amiche, amanti e MUSE, capaci di ispirare attraverso il loro corpo, alcune delle sue opere più celebri, come Le Violin d’Ingres del 1924 (Kiki de Montparnasse) o i successivi e magnifici ritratti alla moglie Juliet Browner.
Man Ray serie “The Fifty Face of Juliet”, 1945. Courtesy Fondazione Marconi
Man Ray serie “The Fifty Face of Juliet”, 1945. Courtesy Fondazione Marconi
Ho già sottolineato come Man Ray si sia cimentato con maestria e grande naturalezza in tutti i linguaggi espressivi, passando dalla fotografia, al cinema sperimentale, alla pittura… , e sebbene ci sia sempre una forma di provocazione e di sottile erotismo (grande estimatore del Marchese De Sade), le sue opere sono estremamente eleganti e raffinate, inconfondibili e per questo inimitabili.
Man Ray: “Senza titolo”, 1946. Courtesy Fondazione Marconi
“Io non cerco, immagino!” Man Ray
Buona vita a tutti!
Beatrice
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