“Cavallo e Cavaliere” Museo Marino Marini
“Mercedes” di Beatrice Brandini
C’è una cosa magnifica da vedere a Firenze, ed è il Museo Marino Marini. Anche se non siete appassionati di arte, se non conoscete bene (o affatto) questo artista, dovete visitarlo perché è una delle cose più belle e solenni che abbia mai visto.
Quando ti trovi di fronte alle opere di Marino Marini, soprattutto alle sue sculture, ti invade una sensazione di magnificenza, senti il potere dell’universo, la natura, il mare, il sole, il vento, e è una natura che si esprime in tutta la sua forza e potenza; ed è così che ti appare l’arte di questo grandissimo artista.
Facciata del Museo Marino Marini, antica chiesa di San Pancrazio
Due prospettive interne del museo Marino Marini
Anche la collocazione del museo, l’antica chiesa parrocchiale di San Pancrazio (architettura medievale impreziosita dall’intervento di Leon Battista Alberti), è un luogo altamente suggestivo. Dove è ancora perfettamente conservata la vasta cripta e alcuni elementi architettonici antichi. Ma dove è soprattutto lo spazio, ampio e luminoso, distribuito su più livelli, a favorire la visione dell’arte di Marini, costringendo lo spettatore ad una prospettiva su diverse angolazioni.
Sculture interne al museo Marino Marini
Marino Marini nasce a Pistoia nel 1901, già a sedici anni si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Firenze, frequentando corsi di disegno e pittura tenuti da Galileo Chini. Nel 1922 inizia ad interessarsi di scultura, orientando i suoi gusti verso percorsi indipendenti, rispetto ai modelli culturali del tempo (l’Ottocento per esempio), appassionandosi all’arte etrusca, definita dallo stesso Marini semplice e raffinata, ma anche al Medioevo e al Gotico internazionale. Tutti elementi profondamente determinanti nella sua arte. Negli anni Trenta ci sono già alcuni riconoscimenti importanti come la partecipazione alla Biennale di Venezia, alla Triennale di Milano e alla Quadriennale di Roma. Nel 1936 compare il Cavaliere, opera fondamentale per il percorso artistico di Marini. Nel ’37 vince il Gran Prix all’esposizione Internazionale di Parigi.
Monumentali sculture in bronzo all’interno del Museo Marino Marini
Nel 1941 gli viene conferita la cattedra di scultura all’Accademia di Brera. Successivamente sono anni tragici segnati dalla guerra e dalle sue terribili conseguenze. Marino Marini ne è consapevole e così la sua arte. Tornerà a Milano, nel 1947, dopo essersi rifugiato in Svizzera, dove riprenderà anche ad insegnare in Accademia. Il 1948 è un anno importante per l’artista, la Biennale di Venezia gli dedica un’intera sala e da qui inizierà anche la sua popolarità internazionale. Andrà infatti negli Stati Uniti dove non solo conoscerà personalità del calibro di Arp, Calder, Tanguy, ma riceverà onorificenze, premi e si dedicherà alla preparazione di numerose mostre. Nel ’52 il Gran Premio Internazionale di Scultura alla Biennale di Venezia, nel ’54 quello dell’Accademia dei Lincei di Roma, poi mostre a Monaco, Rotterdam, Stoccolma….Nel ’59 realizza un monumento equestre, per una piazza dell’Aja, in onore dei caduti di guerra. E’ la più grande scultura in bronzo eseguita dall’artista, sei metri. Sotto lo zoccolo questa descrizione: ”Si costruì, si distrusse e un canto desolato restò sul mondo”.
Marino Marini “La Comparsa”, 1952 e “Il teatro delle maschere”, 1956
Marino Marini scultura
A Milano, nel ’73, nella Civica Galleria di Arte Moderna, viene inaugurato un museo dedicato all’artista. Nel ’75 una statua permanente all’interno del Museo degli Uffizi di Firenze; poi opere a Castello Sforzesco, alla Pinacoteca di Monaco di Baviera, mostre antologiche a Parigi, Tokyo, solo per citarne alcune.
Sculture nelle sale del Museo Marino Marini
Fra le tante cose che ho letto di Marino Marini mi ha colpito questa sua dichiarazione: “Come nell’amore, nell’arte non si può spiegare tutto, certe parti rimangono nell’ombra luminosa del mistero”. Questa grande verità artistica potrebbe essere accostata ad un’altra, altrettanto vera, solo più caustica, ed è quella di Tolstoi che diceva: “Che cos’è l’Arte? I critici spiegano. Che cosa spiegano? L’artista, se tale, ha con la sua opera comunicato un sentimento che lui stesso ha provato. Che cosa c’è dunque da spiegare”.
Giocolieri, 1954 Giocolieri, 1954
Danza di teatro, 1966 Il Sogno, 1951/66
La parte dei giocolieri e ballerine è una sorta di itinerario, all’interno del Museo Marino Marini, poiché rappresenta per il maestro un tema molto amato. Il movimento è un “pretesto”, attraverso di esso e la sua gestualità, Marini indaga nello stato d’animo, nel fragile equilibrio del vivere, dell’essere, di ogni uomo.
Scorcio Museo Marino Marini
Scultura in Bronzo, all’interno del Museo Marino Marini
Marino Marini è stato tutto, pittore, scultore, ritrattista, un artista completo e immenso. La sua arte non è astratta perché si ferma poco prima di diventarlo; nelle ultime opere i suoi cavalli e cavalieri diventano sempre più stilizzati da sembrare astratti, ma sono solo sempre più spirituali, sfibrati, estenuati. Si tratta di un naturale percorso evolutivo dell’artista, ed è l’essenza della sua poetica, della sua verità.
Bassorilievo di Marino Marini Statua cavallo e cavaliere all’interno del Museo Marino Marini
Se la pittura di Marini è giocosa, esprime gioia di vivere, la scultura esprime invece essenzialità e drammaticità, forza. “I cavalieri, afferma l’artista, sempre più imponenti hanno perso il loro antico dominio sull’animale e le catastrofi che li colpiscono sono simili a quelle che distrussero Pompei. Io cerco dunque di simboleggiare la fase ultima della decomposizione con un mito, il mito dell’uomo eroico e vittorioso”.
Marino Marini “Cavallo e Cavaliere”
Marino Marini “Cavallo e Cavaliere”
Le forme di Marino, soprattutto nella scultura, sono legate all’esprit de géométrie, al triangolo, al quadrato, al cerchio.
Guerriero, 1960
Scultura in bronzo, all’interno del Museo Marino Marini
Marino diceva: “ Anche la tragedia può diventare ricchezza…”.
Mi piace ricordare anche la figura di sua moglie, detta affettuosamente Marina. Un’unione perfetta in cui affetto, stima e reciprocità si trasformano in un sodalizio di anime.
Sculture all’interno del Museo Marino Marini
La visione del mondo e dell’uomo di Marino Marini si fa negli anni sempre più drammatica, contorni, linee, forme si stilizzano e deformano. I Guerrieri e i Gridi degli anni ’60 diventano inermi, senza vita, fossili. E’ una visione più pessimistica, perché c’è la consapevolezza che l’uomo non può dominare la natura. Ma accanto a questo Marini continua a creare Pomone (figure femminili rotonde che simboleggiano la fecondità della terra), teatri, maschere e il colore diventa protagonista. Marino Marini amava dunque l’uomo con tutte le sue contraddizioni, nel dramma e nella felicità. Potremmo quindi dire che la sua arte nasce dall’amore, dall’amore per l’uomo, la natura, l’universo.
Cavallo e Cavaliere statua all’interno del Museo Marino Marini
La figura di Marino Marini è una delle più importanti ed interessanti del secolo scorso. Ma non solo, trovo che la sua più grande “forza” sia la MODERNITÀ’. Ogni volta che mi sono trovata davanti ad una sua opera mi sono sempre chiesta se essa fosse stata realizzata molti anni prima, oppure, se fosse contemporanea, ma, ancor più, se appartenesse al domani. Ed è questa la vera grandezza di un’ artista.
Marino Marini “Gentiluomo a cavallo”, 1938
Buona vita a tutti!
Beatrice
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