Quadrophenia locandina, 1979
“Cheryl” di Beatrice Brandini
Londra, e non solo, è pervasa da una nuova ondata che potremmo definire “Mod Revival”. Vetrine di abbigliamento maschile (soprattutto la bella sfilata di Tom Ford per l’Autunno Inverno 2015 – 16), vedono protagoniste fogge attillate e asciutte, cappotti e giacconi con tagli sixties, pantaloni alla caviglia, giacche strette a tre bottoni, fantasie “psichedeliche” o optical, una moda elegante e moderna, proprio come il movimento che l’ha ispirata.
Tom Ford lookbook collezione A / I 2015-16
La parola “Mod” deriva dall’inglese Modernism e identifica una subcultura (un gruppo sociale di persone con caratteristiche simili che cercano di differenziarsi dalla cultura dominante) formatasi alla fine degli anni Cinquanta a Londra. Corrente che voleva ribellarsi al sistema e alla borghesia (che sono un po’ la stessa cosa) di allora.
Jean Shrimpton, top model e musa di incredibile bellezza negli anni Sessanta
Il loro stile, a differenza di quello di altri movimenti come gli hippie o i punks, si caratterizza per essere elegante, curato, con alcuni must che sopravvivono ancora oggi.
Twiggy, altra icona della moda inglese, rivoluzionò l’idea della modella con semplicità e candore, estremamente “MODERNA”
Non sono una fan sfegatata di questo movimento, probabilmente perché la sua paternità non appartiene al nostro paese, ma anche perché non l’ho vissuto né quando è nato, né quando è stato riscoperto; tuttavia gli riconosco uno stile che, nonostante sia fatto essenzialmente di jeans parka e t-shirts (anche eleganti abiti a tre bottoni di origine italiana!), ha una sua coerente eleganza, sopratutto grazie ad un’icona come Paul Weller a cui si deve il suo revival alla fine degli anni Settanta.
Se avessi un’azienda di moda maschile avrei fatto di questo personaggio il mio testimonial preferito, ritenendolo un uomo estremamente carismatico ed elegante, che, come alcuni vini di qualità, invecchiando migliora.
Paul Weller
Gli Who
Ancora una foto degli Who
Un giovanissimo Paul Weller insieme a Pete Townshend, storico chitarrista degli Who
Paul Weller
Liam Gallagher degli Oasis
Liam Gallagher
Non si può parlare dei mods senza parlare di musica, orientati verso il soul, lo ska e il rhythm and blues (R&B), si sono identificati con gruppi importanti come gli Who e gli Small Faces (anni Settanta), successivamente con gli Style Council di Paul Weller (anni Ottanta), per arrivare agli Oasis e ai Bleur negli anni Novanta.
I mods si muovevano usando scooter italiani, come le Lambrette o le Vespe.
Poster Quadrophenia, film del 1979 diretto da Franc Roddam
Jimmy e Steph in sella ad una Lambretta
Quadrophenia
Quadrophenia, film ispirato all’omonimo album degli Who (uno dei dieci album rock più importanti della storia, del 1973), racconta, attraverso la vita del suo protagonista Jimmy, la generazione inglese degli anni Sessanta, divisa fra Mods e Rockers. Film manifesto capace di descrivere magistralmente la ribellione giovanile di quegli anni.
Logo simbolo del movimento Mod, il bersaglio della Royal Air Force
Il logo identificativo del movimento mod è il cerchio a tre colori, un bersaglio, simbolo della Royal Air Force, l’aeronautica militare inglese.
“Mod must” (Parka – Tee – Paisley dress – Optical pattern..) di Beatrice Brandini
“Mod non si nasce, non si diventa: mod si scopre di esserlo. Chi è mod lo è per la vita e non per un certo periodo di tempo”. Sul sito degli Statuto, forse unica band italiana a potersi definire veramente mod.
Buona vita a tutti!
Beatrice
Mi chiamo come te e come te amo molto la moda. Forse sono più giovane poiché non conoscevo questo movimento. Grazie per averne parlato con classe e leggerezza, legandolo alla nostra amatissima MODA! Ti seguo sempre. …