Quando il paravento diventa arte. Ovviamente da Prada

“Paraventi: Folding Screens from the 17th to 21st Centuries”

“Fashion screens” di Beatrice Brandini

Fino al 22 febbraio 2024 alla Fondazione Prada va in scena la mostra “Paraventi: Folding Screens from the 17th to 21st Centuries” a cura di Nicholas Cullinan.

Uno dei miei preferiti, Francis Bacon, Painted Screen, 1929

Collocata negli spazi del Podium, la mostra espone più di settanta opere, che variano dai tradizionali paraventi orientali del 1600, alle reinterpretazioni di artisti e architetti come Alvar Aalto, Le Corbusier, Pablo Picasso, Francis Bacon e molti altri.

William Morris (progetto), Jane Morris e Elizabeth Burden (realizzazione), 1860-61

L’origine dei paraventi risale alla Cina durante il periodo degli Zhou orientali, 771-256 a.C., all’interno di palazzi imperiali e templi; ma sono forse i paraventi giapponesi, noti come Byõbu, quelli più famosi ed iconografici. Essi erano caratterizzati da un pannello pieghevole come protezione dal vento (significato della parola Byõbu), poiché era proprio questo lo scopo originario, ovvero quello di schermare le correnti d’aria nella case giapponesi, notoriamente caratterizzate da un’architettura “aperta”.

Marlene Dumas, Paraventi, 1984

Successivamente i paraventi giapponesi vennero usati per molteplici altri scopi, come per i rituali del tè, come scenografia per concerti e danze, come recinti per riti buddisti. Inoltre i samurai erano portati ad esporli all’interno delle loro case, e poiché divennero simbolo di potere e ricchezza, cominciarono ad impreziosirsi, con  foglie d’oro, pitture brillanti e colorate.

William N. Copley Konku, 1982 

La diffusione dei paraventi in Europa è legata ad un fatto storico, ovvero quello in cui una delegazione di giovani giapponesi, guidati da un gesuita, regalò a Papa Gregorio XIII un paravento dipinto, oggetto che fino a quel momento in Europa non si era mia visto. Siamo nel XVI secolo. Paraventi speciali sono quelli collezionati da Coco Chanel, solo nell’appartamento di Rue Cambon ne ospitava  otto.

Sol LeWitt Untitled Screen 1987

La mostra alla Fondazione Prada si articola in tre location diverse, quella di Milano, ma anche a Shangai e a Tokyo, dove il brand è particolarmente amato. A Milano sono settanta quelli ospitati al Podium di Piazzale Isarco, in cui il curatore, Nicholas Cullinan, direttore della National Portrait Gallery di Londra, li ha selezionati da collezioni private e musei da ogni parte d’Europa. Ma fra questi meravigliosi oggetti antichi, ci sono anche settanta paraventi commissionati per l’occasione a diciotto artisti, tra questi Wade Guyton, William Kentridge, Laura Owens,  Francesco Vezzoli, etc.

Uno scorcio della mostra alla Fondazione Prada “Paraventi: Folding Screens from the 17th to 21st Centuries” 

La mostra si articola in sette sezioni/tematiche. Public/Private, in cui i paraventi erano i protagonisti di una dimensione domestica; Split Screens, in cui questi oggetti diventano lo schermo di un esercizio digitale; Queer, in cui il paravento diventa trasgressivo…. Fino ai paraventi d’artista, quelli storici, quelli sperimentali. 

   

Scorci della mostra alla Fondazione Prada “Paraventi: Folding Screens from the 17th to 21st Centuries” 

Un bellissimo labirinto in cui lo spettatore comprende che il  paravento non è più un semplice oggetto d’arredo ma una scultura o un oggetto di design di incredibile creatività e bellezza.

Buona vita a tutti!

Beatrice

 

Un commento su “Quando il paravento diventa arte. Ovviamente da Prada

  1. Non avevo mai pensato che i paraventi potessero essere così stilistici. Meravigliosa mostra e W l’arte tutta!

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