“Aurora nel giorno del suo compleanno” di Beatrice Brandini
Finalmente venne il giorno (era una domenica) in cui Aurora doveva festeggiare il compleanno e stare con tutti quelli che l’amavano. Appena si svegliò corse subito ad abbracciare suo figlio, ma accadde un imprevisto.
“La torta” di Beatrice Brandini
Suo figlio non stava bene, già il sabato aveva dimostrato qualche insofferenza, Aurora aveva infatti chiamato il pediatra e, non riuscendo a rintracciarlo, pensò di sentire la guardia medica, la quale etichettò la cosa come un semplice virus che sarebbe passato con un pò di Tachipirina. La mattina, quando andò a salutare suo figlio, si accorse che aveva la febbre e un gran dolore all’addome, ma più di ogni altra cosa gli sembrò strano, apatico, lui che era sempre un piccolo meraviglioso terremoto. Decise quindi di portarlo al Meyer, un ospedale importante e specializzato nella cura dei bambini.
Il bimbo camminava piegato e si lamentava, i dolori erano diventati più forti. Il padre pensava ad un piccolo virus intestinale, a qualcosa di “guasto” mangiato a scuola. Una volta al pronto soccorso, ad aggravare le cose c’erano anche le misure anti Covid, il bimbo venne immediatamente sottoposto al tampone, poi ad una serie di analisi che non finivano mai. Aurora aspettava che gli dessero una cura da acquistare in farmacia e il permesso di tornare a casa, invece purtroppo le analisi evidenziano una grave infezione e una sospetta peritonite. Il bambino venne subito ricoverato e operato d’urgenza, poiché l’infezione era molto avanti e poteva risultare letale. Per Aurora il giorno del suo compleanno si era trasformato in un incubo. L’attesa e l’ansia del risultato dell’operazione la rendevano confusa, con le lacrime a scroscio e con la consapevolezza di non poter far niente per suo figlio se non aspettare in un angolo. I pensieri più brutti e l’angoscia prendevano il sopravvento, chiamava il marito, rimasto all’esterno dell’ospedale per colpa della pandemia, e anche lui, nonostante le lacrime, cercò di calmarla un pò. Dopo più di 3 ore che il bambino era in sala operatoria, si affacciò una dottoressa (fantastica!), la quale le dette notizie sul bimbo e sull’esito dell’operazione, tutto era andato bene, finalmente Aurora potè tirare un sospiro di sollievo e abbandonarsi ad un pianto interminabile ma liberatorio.
“La bimba indiana” di Beatrice Brandini
Nello stesso luogo, anche un altro genitore, il padre di una bimba, era in sala di attesa con lei, le sorrise, cercando di consolarla, le chiese il motivo per cui si trovasse lì, e subito dopo le raccontò la sua storia, quella di sua figlia. Era un signore indiano, parlava un italiano un pò incerto, ma la sua voce incuteva serenità e calma, nonostante la vita l’avesse già messo duramente alla prova. La sua bambina era stata operata ai polmoni appena nata. Era cresciuta, aveva 8 anni, ma la sua salute era stata sempre cagionevole, con vari ricoveri. L’ultima volta era stata la più tremenda, dopo una forte crisi respiratoria e dopo averla tenuta sotto potenti sedativi per diversi mesi, i medici avevano informato la famiglia di prepararsi al peggio, probabilmente questa volta la bambina non ce l’avrebbe fatta. Quella stessa notte la madre aveva fatto un sogno, si trattava di sua figlia che se ne stava distesa nel letto dell’ospedale in attesa della sua stessa fine, quando ad un certo punto un bambino le si avvicinò e con le manine le toccò i polmoni, arrivando fino al loro interno per inserirci dentro dei semini. Questi sarebbero germogliati immediatamente, e avrebbero ridato vigore ai suoi polmoni malati, proprio come a un terreno secco e arido gli si dà nuova linfa vitale.
Quello che accadde dopo il sogno fu tanto incredibile quanto inspiegabile. La bimba si era svegliata di colpo e stava bene, e i medici, increduli, non sapevano spiegare l’accaduto. I genitori corsero a ringraziarli, allontanando dalla loro testa e dal loro cuore il peggiore degli epiloghi per la loro amata bambina. I medici dissero che non era stato merito loro, quella notte non avevano fatto assolutamente niente, oltre alla terapia consueta a cui erano ormai abituati da anni.
Il compleanno di Aurora, forse il più brutto della sua vita, di fronte a quella storia così tragica, ma anche infinitamente commovente e piena di speranza, le apparve per quello che realmente era, un giorno drammatico ma importante, un giorno da ricordare per sempre, in cui capisci seriamente il valore inestimabile delle nostre vite. Un attimo prima Aurora stava precipitando nel baratro più buio e profondo, in cui la forza della vita si spegne. Un attimo dopo, una sorta di rinascita, un sorriso e le lacrime di gioia nel rivedere suo figlio finalmente sveglio e vivo.
Suo marito fuori pregava e sperava nell’aiuto del Signore e di sua madre, la nonna del bimbo, un angelo dell’amore che già da un pò li aveva abbandonati lasciando un vuoto incolmabile.
“Il bimbo convalescente” di Beatrice Brandini
In questa brutta avventura il giorno più emozionante fu quando il bimbo, dopo 15 giorni di ospedale, di sua spontanea volontà e con la flebo attaccata e trasportata tramite un’asta con le rotelle, si era alzato dal letto per la prima volta e aveva fatto un lunghissimo corridoio per raggiungere una vetrata da cui finalmente poteva rivedere suo padre, rimasto all’esterno dell’ospedale. Non lo vedeva dal giorno del ricovero, poiché non era mai potuto entrare (impedito dal covid), fu così che volle rassicurarlo per dirgli che ce l’aveva fatta, il gesto della mano e un sorriso infinito furono più eloquenti di mille parole.
Per Aurora nessun compleanno fu più come quello. Suo figlio era ormai guarito e tutto era tornato alla normalità. Ripensando a quei momenti tragici vissuti con il suo bambino, al racconto dell’altro padre indiano, tutto prese un’importanza relativa. Forse per capire quanto siamo fortunati dobbiamo passare da eventi tragici, forse essere circondati dal dolore, come quello che viviamo all’interno di un ospedale per bambini, dà poi il giusto peso a tutte le altre cose. Dovremmo essere già grati per quello che abbiamo, e se a volte la vita ci appare noiosa o non particolarmente eccitante, ricordiamoci di chi sta davvero soffrendo.
Buona vita a tutti !
Beatrice
Lei aiuta a riflettere e a far mettere un po’ di sale in zucca. Ottime osservazioni, ottime idee. Grazie