Cartoline Sport Vintage
Felpa Puma – F.I.G.C. Italia, collezione leisure 2009, di Beatrice Brandini
Non sono una persona molto sportiva, ma ho un esperienza in questo campo quasi ventennale, avendo lavorato in Puma per più di 13 anni e per altre importanti aziende sportive come stilista e consulente. Amo poi lo sport come spettatrice, appassionandomi a tutte le competizioni belle, spettacolari, “SANE”, nutrendo una profonda stima per chi lo sport lo pratica amatorialmente o competitivamente, perché considero il loro sforzo, in parte, un sacrificio.
Collaborazione Riccardo Tisci – Nike 2014.. semplicemente fantastica!
Poi da alcuni anni lo amo ancora di più, ovvero da quando le “divise” sono diventate più glamour, e la moda lo ha, in qualche maniera, contaminato… L’abbigliamento sportivo fino agli anni ’50-’60 rappresentava eleganza e stile, fuori e dentro il campo, forse perché era esclusiva di un élite, praticarlo e vederlo; successivamente è diventato più di massa, ed è stato un bene, ma purtroppo a discapito del buon gusto, mi riferisco alle tute in triacetato, agli slip in lycra da uomo, alle maglie da calcio aderenti e pesanti, che dopo il match puzzavano indecentemente, e a tanto altro.
Puma Jil Sander, 1998 Puma Alexander McQueen
Scarpe Prada Sport, Linea Rossa
Redazionale su Vogue Paris, Kate Moss fotografata da Mario Testino
La moda ha reso lo sport più piacevole, influenzandolo o addirittura plasmandolo a sua immagine e somiglianza (vedi collaborazioni, co-branding, fra designers e Brands), ma anche lei, la moda, ha potuto sfruttare le competenze tecniche dello sport, che in questi ultimi anni sono diventate sempre più interessanti, elaborando, per esempio, tessuti resistenti, tecnici, che mescolati a quelli “classici” hanno generato sorprendenti risultati.
Collezione Gucci Equestre, Cruise 2013. Testimonial Charlotte Casiraghi
Inoltre gli sportivi sono diventati vere e proprie icone di stile, rimpiazzando in parte i divi del cinema o della musica, soprattutto per le nuove generazioni, diventando esempi da seguire. I marchi di lusso hanno intuito la loro “forza” e il loro potenziale, arruolandoli, sempre più spesso, come testimonial (come Beckham, Ronaldo).
Cristiano Ronaldo e David Beckham per Emporio Armani Underwear, 2009 e 2010
Da qualche anno, inoltre, gli stilisti hanno firmato le divise delle Nazionali del calcio, non quelle in campo ma quelle istituzionali, quello che viene definito il formalwaer, dando un immagine univoca e decisamente più elegante alle squadre, vedi Dolce & Gabbana per la Nazionale Italiana, Giorgio Armani per quella Inglese, Hugo Boss per la Germania, ecc. ecc.
Adidas per Topshop Collezione Stella McCartney per Adidas, PE 2014
Forse fra le prime a capire le potenzialità dell’abbigliamento sportivo, comodo, informale.., fu Coco Chanel con la creazione di abiti in Jersey, tessuto fino all’ora usato esclusivamente nel mondo dell’intimo; essa contribuì moltissimo alla democratizzazione dell’abbigliamento, sdoganandolo anche per il tempo libero e quindi, per svolgere attività sportive. Dopo poco, sempre per mano di Coco, la nascita del pantalone per la donna, del pyjama da spiaggia (che lei stessa indossò molto volte), la realizzazione di accessori come sciarpe e cappelli, usati per praticare sport invernali e poi di gran moda anche per la città. Anche Elsa Schiaparelli, nel 1927, creò una linea “Schiaparelli Pour le Sport”. Non è un caso che siano state proprio le donne a capire che la moda doveva essere più portabile, del resto noi donne quando si tratta di praticità e funzionalità, non abbiamo rivali!
Emilio Pucci per Rossignol, 2007 Lo sci di Chanel
Collezione Uomo Y3 (Yamamoto) Adidas, PE 2014
Poi ci fu Hermès che, nel 1929, creò come primo capo una giacca da golf, la rivoluzione fu nella chiusura della stessa che avveniva attraverso una cerniera, un utilizzo, e una gestualità che diventerà, da lì in avanti, più veloce e sportiva. Poi sarà la volta di Jean Patou, che a Deauville inaugurò una boutique per l’abbigliamento da spiaggia con costumi da bagno molto innovativi, ma soprattutto, creando la divisa sportiva per la tennista Suzanne Lenglen, primo esempio di una collaborazione fra moda/marchio/stilista e sport.
Suzanne Lenglen vestita da Patou
Collezione Donna Y3 (Yamamoto) Adidas, PE 2014
Ma di esempi ce ne sono tantissimi altri, non basterebbe un libro a racchiuderli e raccontarli. Jean-Charles de Castelbajac per K-Way; Karl Lagerfeld – Chanel con i Moon Boot, e con la creazione di accessori come tavole da snowboard o da surf; Emilio Pucci con Rossignol; Jil Sander con Puma; Adidas con Yamamoto e la linea Y3, fino a Prada con Luna Rossa e la sua linea Prada Sport; le calzature erano diventate, alla fine degli anni ’90, un pezzo irrinunciabile, vera identificazione con un brand e l’appartenenza ad un “clan”, grazie ad un accessorio che diventa uno status symbol (l’inconfondibile fascetta rossa nella suola), e, per il marchio, una potentissima e scaltrissima operazione di marketing.
Redazionale Linda Evangelista fotografata da Steven Meisel per Vogue Italia, 2003
Molti anni fa il proprietario di un famoso negozio di calzature a Firenze, Raspini (l’indimenticata Ferrini) , mi disse che quando vide abiti formali maschili abbinati sneakers pensò che il loro “ruolo”, di calzaturieri di lusso, fosse finito e con esso, l’eleganza. Da una parte credo che avesse ragione, in fondo l’abbigliamento sportivo ha rivoluzionato la moda e il modo di vestire, non sempre con risultati eccelsi, non sempre migliorandola, ma è innegabile che il mondo si evolve e che sia interessante, quindi, sdrammatizzare qualcosa di “serio” facendolo ringiovanire, sia attraverso l’abbinamento con altro (con l’inconsueto), sia soprattutto rendendo chi lo indossa più disinvolto, giovane, umano.
Per questo W lo sport e W lo sport che democratizza la moda.
Collezione Puma-F.I.G.C. Italia Nazionale, 2005, ideata da Beatrice Brandini
Collezione Puma-S.S.Lazio ideata da Beatrice Brandini
Collezione Puma-S.S.Lazio ideata da Beatrice Brandini
Ultime “chicche” Collezione Tom Dixon per Adidas e Raf Simons per Adidas
Foto di Jeanpaul Gaude Foto di David Lachapelle
Buona vita a tutti!
Beatrice
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