Cappello di Beatrice Brandini
Locandina della mostra
In uno dei più bei palazzi del mondo, Palazzo Pitti, fino al 18 Maggio c’è una magnifica mostra monografica che ha come soggetto il cappello: “Il Cappello fra Arte e stravaganza”.
Alcuni cappelli in mostra
Toque, 1959-55 Giovanni Salvadori, 1920
Chanel, 2010 Toque, 1957
Il cappello diventa protagonista, non più semplice accessorio, ma una piccola opera d’arte, grazie alla creatività di firme prestigiose come quelle di Dior, Givenchy, Saint Laurent, Prada, ecc., ma soprattutto all’artigianalità di maestranze italiane o fiorentine, come quelle che fanno parte del Consorzio “Il Cappello di Firenze”, eredi dell’antica lavorazione artigianale del “Cappello di Paglia” di Firenze.
M.Glasaur, 1890 Caroline Reboux, 1942-43
E’ dal 1700 che Signa, in provincia di Firenze, diventa il centro propulsore dell’attività industriale del cappello di paglia, grazie ad un nuovo modo di coltivare il grano, che prevede una fitta semina e l’anticipazione della raccolta. Da questa innovazione si ottenne la treccia di paglia più sottile, flessibile e lucente che portò a quella che divenne la consacrazione, nonché notorietà in chiave mondiale, del cosiddetto “cappello di paglia di Firenze”. Da allora sono trascorsi molti anni, le aziende toscane hanno attraversato varie fasi, ma la cosa più importante che alcune di esse sono ancora in attività, hanno saputo reinventarsi andando incontro alle nuove e sempre più volubili e rigide esigenze di mercato, creando il consorzio “Il Cappello di Firenze”. Tuttavia, la cosa più importante che hanno fatto è quella di aver saputo creare un manufatto che ancora una volta ha significato, e significa ancora, un eccellenza del Made in Italy.
Clemente Cartoni, 1955 Yves Saint Laurent, 2002
Entrambi cappelli di Clemente Cartoni, 1965 ca
Credo che più di altri accessori, il cappello sia davvero un complemento importante, un modo di determinare la propria personalità e il proprio stile. Ricordo che quando al Polimoda ci avevano fatto fare un corso sui i cappelli, facendoci realizzare alcuni prototipi, fu una bellissima esperienza. Sono trascorsi molti anni, ma la passione per i cappelli mi è rimasta.
Rimpiango l’inizio del secolo scorso, fino a quasi metà dello stesso, in cui il cappello, come spesso i guanti, facevano parte del guardaroba quotidiano, un segno di eleganza che rendeva le donne, magiche, misteriose, affascinanti.
Cappello in feltro di Beatrice Brandini
Cappello in feltro di Beatrice Brandini
Il cappello è l’accessorio che rivela più di qualsiasi altra cosa la nostra identità (penso ai pompieri, ufficiali di marina, vigili, alle suore, ai vescovi o al Papa, tutti con qualcosa in testa che “li racconta” senza parole).
E’ l’accessorio che serve a “celarsi” quando non vuoi essere “svelato” (penso ai berretti calati nei volti delle stars, nella ricerca di privacy); è il complemento quando cerchi teatralità, che sia una recita (la fata, la strega, il pirata, sarebbero gli stessi senza il loro cappello?), o una foto (fra le tante mi piace citare lo scatto di Irving Penn per la copertina di Vogue).
Foto di Irving Penn, Vogue Aprile 1950
Cappello all’uncinetto di Beatrice Brandini
Alcune forti personalità non possono prescindere dai loro cappelli, penso alla Regina d’Inghilterra che non sarebbe la stessa senza i suoi improbabili cappelli, così come la compianta Anna Piaggi.
Alcune proposte di Beatrice Brandini
Pertanto l’amato cappello dovrebbe essere, come le borse e le scarpe, un quotidiano amico della nostra eleganza e bellezza.
Buona vita a tutti!
Beatrice
Gran bell’articolo. Complimenti