Gerbere e girasoli in una bottiglia….
“Redingote turchese” di Beatrice Brandini
“Facciamo una carezza alla nostra bella Terra invece di schiaffeggiarla continuamente sfruttandola oltremisura, abbiamone più cura, è lei la materia prima del nostro benessere” Beatrice Brandini
Vorrei che questo post fosse letto anche e soprattutto da coloro che hanno il potere di cambiare le cose, un mio pensiero senza nessuna presunzione o pretesa.
Lo scatto che ha alimentato questa riflessione è avvenuto oggi quando, rientrando a casa, ho assistito ad un incidente. C’era una signora ferita a terra ma le macchine (a parte alcune la cui curiosità si alimenta nel vedere cose drammatiche) continuavano a sfrecciare avanti completamente incuranti. Qualcuno probabilmente sarà stato in ritardo, voleva o doveva tornare a casa o al lavoro, ma purtroppo credo che per la maggior parte dei casi fosse indifferenza assoluta, oppure la paura di essere “coinvolti” e perdere tempo. Siamo talmente abituati a vedere o sentire cose dolorose che non ci facciamo più caso. Siamo talmente presi da noi stessi, dai problemi e dalla quotidianità, che non c’è spazio per altro. Fermiamoci un attimo, respiriamo. Facciamo un sorriso al nostro vicino di casa, al barista che ci prepara il caffè la mattina, alla macchina affiancata alla nostra in coda in una delle tante tangenziali italiane. Siamo tutti assorbiti e dipendenti dai nostri telefonini (quante teste reclinate invece che attente alla strada o, pura utopia, al prossimo) che quasi non parliamo nemmeno più, li controlliamo continuamente come se fossero un prolungamento di noi stessi o della nostra vita. Ma in realtà, escluse vere necessità, sono solo un surrogato.
Albero “coccodrillo”, foto A.G.
Per questo dico torniamo indietro a quando forse con meno tecnologia e meno cose eravamo più “liberi” e felici.
Sembrerò retorica ed eccessivamente sentimentale, ma penso a mio marito che mi racconta di aver avuto come compagno di gioco un tappino della Coca Cola; se confronto questa realtà alla camera di mio figlio (ma potrebbe essere quella di qualsiasi altro bambino della sua età) mi viene da pensare e mi chiedo se tutte le cose che ha lo rendono davvero più felice di suo padre.
Consumiamo e acquistiamo in modo esagerato, lo spreco che generiamo, soprattutto alimentare, potrebbe sfamare interi paesi.
Fiore d’acqua, foto A.G.
Sono una persona che ama di tutto, sicuramente e principalmente la moda e tutto ciò che le gira attorno; amo oggetti, accessori, libri, musica, tutto quello che in pratica ha un ciclo di vita piuttosto breve; ho sempre speso tutto quello che ho guadagnato, convinta che l’economia debba girare e lo possa fare anche grazie a persone “sprecone” come me. Ma credo che negli ultimi anni si sia davvero esagerato, rischiando di arrivare ad un punto di non ritorno.
E mi chiedo perché gli italiani devono passare il proprio tempo libero nei centri commerciali o nelle cittadelle outlet? Perché questi posti non risentono, o solo in parte, della crisi come ovunque? Anzi sono aperti sette giorni su sette con ritmi e orari davvero inumani anche e soprattutto per chi ci lavora. E’ triste. Perché invece di leggere un buon libro, alimentare la fantasia, andare al parco o a visitare una mostra, preferiamo comprare sempre? Ci stiamo adeguando al modello americano, il nostro passatempo preferito è acquistare. Non dico che non si debba fare, dico solo che si possa anche fare altro, che si alternino attività “ludiche” ad altre diverse, un tantino più “profonde” e personali. A cose che alla fine ti lasciano in testa e nel cuore, qualcosa.
Scultura Folon, foto A.G.
Rewind, riavvolgiamo il nastro e torniamo indietro.
Anche la tecnologia e il progresso se non sono al servizio dell’uomo servono solo ad accelerarne la distruzione.
Così come la ricerca ha valore e dà un contributo se la si usa per scopi benefici e per la diffusione degli stessi, agevolando il lavoro e il merito di scienziati e ricercatori che lavorano per il bene dell’umanità. Un cuore italiano batte come un cuore tedesco, inglese, francese, americano, russo, arabo, cinese, giapponese, svedese, cerchiamo di unirli questi battiti sviluppando e mantenendo una “pressione sanguigna” in costante salute. Certi valori sono universali. Come dice mio figlio: “m’è venuta una grande idea”, diamo alla parola “Internazionale” il suo significato preciso, giusto, quello di unione “vera” fra nazioni e popoli diversi.
Farfalla macaone, foto A.G.
Non ho la pretesa di aver detto qualcosa di “alto” o profondo, probabilmente, complice il Natale, che anno dopo anno mi sembra perda sempre di più il suo significato primario, quello religioso, sentimentale, morale, mi è sembrato giusto fare questa riflessione, in primis con me stessa, e poi con tutte le persone che mi seguono e spesso capiscono molto di più della semplice “facciata”. Se poi qualcuno avrà anche riflettuto su queste poche parole, sarò ancora più felice.
Buona vita a tutti!
Beatrice
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Azzeccatissimo e lungimirante visto il periodo in cui è stato fatto il post. Grazie! Edoardo