Schizzi di Beatrice Brandini: abiti vintage
Eccomi qui, nella mia prima “pagina di diario” attraverso il mio blog!
Innanzitutto vorrei ringraziare alcune persone. E’ vero che di solito i ringraziamenti o crediti si fanno alla fine, ma, come vedrete più avanti, mi piace “sovvertire” un po’ le regole, almeno quelle di “etichetta”.
Ringrazio prima di tutti mio marito, senza il quale anche questa avventura non avrebbe avuto origine, né senso. Grazie di cuore!
Ringrazio il mio bambino, LINFA della mia vita. Grazie a lui ho capito la vera essenza della parola amore.
La mia mamma e il mio papà, per volermi bene, sempre. Mio fratello e tutti i miei parenti.
Ringrazio poi alcune amiche con le quali, in questi ultimi tre anni, sono stata poco presente. Grazie Alessandra L., Eleonora, Francesca, Paola, Petra, Silvia, per aver continuato a volermi bene, essere state sempre presenti con discrezione, e avermi fatto sentire meglio, anche con un semplice messaggio. Sapere che c’eravate era, ed è, importante.
Ringrazio Luigi per aver cercato di condividere con me alcune tappe importanti della sua carriera, dimostrandomi una stima incondizionata e sincera.
Grazie Claudio, Francesco, Luca, Gero, Paolo, Stefano, siete IMPORTANTI E VERI. Sono fortunata ad essere vostra amica. Vi voglio molto bene!
Forse ho dimenticato qualcuno, scusatemi, ma onestamente i nomi citati sono quelli più vicini, quelli che volevo ci fossero fin dall’inizio.
Questo sarà un Blog di moda sui generis, parlerò certamente di Moda, ma anche di Arte, Cinema e Fotografia. Condividerò con voi disegni e illustrazioni, tendenze, impressioni… e soprattutto SOGNI.
Vorrei che fosse anche un Blog un po’ più “democratico”, dedicato anche a persone più agée, o con un potere d’acquisto allineato al momento storico (è bello sognare ma è anche bello avere rispetto del denaro e di chi ti guarda e ti segue).
Ho realizzato che tutte le più importanti blogger del mondo sono, oltre che molto belle, GIOVANISSIME! Pertanto ciò che propongono spesso è riflesso di se stesse. Ma tutte le altre persone, quelle che incrociamo tutti i giorni nel metrò, sull’autobus, a fare la spesa, in ufficio, davanti all’asilo o a scuola, trafelate e stanche…??!! Si possono immedesimare in quelle immagini? Non è una critica sul lavoro o l’impegno di altri, solo un diverso e personale punto di vista.
Non solo, le immagini degli outfit difficilmente sono adatti ad un over 35 (almeno che tu non ti chiami Anna dello Russo, {sei un MITO!}), e alla quotidianità.
Una persona “normale”, anche con un buon potere d’acquisto o con un lavoro creativo, come può andare in ufficio come se stesse per essere fotografata da Vogue? Avere a che fare con clienti, manager, colleghi, fornitori, non ti permette di indossare abiti troppo pretenziosi. Tutto è possibile e tollerabile (è il bello della moda!), ma in una vita di relazioni, in quella di tutti i giorni, certe limitazioni sono una regola, oltre al fatto che professionalmente (e, ahimè, per le donne è spesso ancora così), il rischio è quello di essere considerata e ricordata, più per l’aspetto, che per i valori professionali.
Lo dico con cognizione di causa, sono stata giovane e carina, ho svolto un lavoro creativo e manageriale a Milano per moltissimi anni, lavoro che peraltro aveva molto a che vedere con la moda.
Anche per questo è nato il mio BLOG!
Infine vorrei dire a tutte le persone che avranno voglia di stare con me, di non smettere mai di sognare, di non mollare mai i propri obiettivi, desideri, scopi, con l’impegno e la costanza si può raggiungere quasi qualsiasi traguardo. Occorre solo una amore incondizionato e sincero per quello che fai. Che tu abbia la passione per uno sport, per gli animali, per lo studio, per cantare, dipingere, ballare, per il prossimo o solo per te stesso, cerca di non perdere mai di vista ciò che vuoi diventare. Ho amato la moda fin da bambina, tantissimo, vivendo per e con questa passione. Non sempre sono stata compresa, ma sono sempre andata avanti; ho cercato sempre di migliorarmi, raggiungendo grandi soddisfazioni, ma anche qualche delusione, ma non ho mai abbandonato il mio sogno che mi ha portato fin qui e a credere sempre in quello che stavo facendo.
Se i risultati saranno sotto gli occhi di tutto il mondo (te lo auguro), oppure solo di pochi, non è molto importante, o almeno non è la sola cosa che conta. Ti sarai svegliato la mattina con uno scopo e addormentato pensando al passo successivo per raggiungerlo, questo ti avrà stimolato, aiutato, fatto crescere e reso migliore. Avrai lasciato un segno, e sicuramente sarà il tuo cuore il primo che ti ringrazierà.
Buona vita a tutti!
VINTAGE:
Veniamo ai contenuti, o almeno al primo argomento che voglio condividere con voi.
Sono stata a vedere la mostra Vintage a Prato. Purtroppo nel momento in cui ne parlo la mostra non sarà più allestita, perché chiudeva il 30 Maggio (il mio sito non era ancora pronto). Ma oltre a commentarla con voi, mi servirà da pretesto per parlare di VINTAGE.
La parola Vintage fu coniata per definire pregiati vini d’annata, il suo significato si è poi “espanso” diventando di dominio pubblico soprattutto nel mondo della moda; si parla di vintage per descrivere abiti, ma anche accessori e bijoux , appartenenti ad un epoca passata, come patrimonio culturale e sociale della stessa.
Si perché la moda, al di là della sua bellezza, di tutto quello che genera e sviluppa (business, ma soprattutto eccellenza e migliaia di posti di lavoro), è sempre stata la testimonianza e il ritratto dell’epoca che rappresentava.
Pensiamo a Poiret che liberò le donne dalla crinolina; Chanel che mise loro i pantaloni; Dior con il New Look creò una nuova immagine di donna e un nuovo concetto di femminilità; Saint Laurent con il look androgino; Mary Quant, con le sue minigonne, simbolo della liberalizzazione delle donne e della nascita del femminismo; Armani che le vestì in tailleur, cercando di avvicinarle al mondo maschile per dar loro più credibilità e potere, soprattutto nel lavoro……… Insomma tutti fenomeni creativi, perfettamente allineati al contesto storico
La moda da sempre fotografa la società, individuandone i bisogni.
Pensiamo al punk, più trasgressivo, ma anche al più recente grunge, più onirico e minimalista, due fenomeni sociali, (musica, moda, design, insomma cultura) di rottura e soprattutto di contestazione. Oppure pensiamo al fenomeno dei loghi, evidenziati come status symbol negli anni ’90, un momento storico coniato con l’espressione “la Milano da bere”, in cui l’apparire contava più dell’essere.
Il fenomeno del Vintage ha nel corso degli anni cambiato completamente il suo significato “sociale”; la ricerca di abiti di seconda mano è partita come contestazione e rifiuto di omologazione, negli anni ’70, per poi diventare quello che è da più di dieci anni, ovvero la necessità di possedere qualcosa di esclusivo, quindi ancora una volta il non volere omologarsi ma avere qualcosa di unico, (vedi il fenomeno nei red carpet attraverso i personaggi pubblici), il senso è lo stesso dalla sua comparsa, ma il significato intrinseco sociale e morale, è opposto.
Veniamo alla mostra.
Intanto il contesto era quello magico del Museo del Tessuto di Prato, l’edifico è un recupero di un ex fabbrica, l’ex cimatoria Campolmi, gioiello di un’ architettura industriale del XIX secolo. Situato all’interno delle mura medievali della città. Vale la pena vederlo e visitarlo.
Prato poi non solo rappresenta eccellenza con i suoi tessuti, filati e macchinari, esportati in tutto il mondo, ma anche aziende meravigliose che hanno reso grande il made in Italy e suoi protagonisti. La conosco abbastanza poiché ci ho lavorato molti anni, per me rappresenta un po’ una “Milano toscana”, soprattutto per la voglia di fare. Atteggiamento che mi colpisce sempre positivamente.
La mostra era interessante, soprattutto per l’ allestimento (abbastanza “scenografico”), purtroppo non erano moltissimi i capi presentati.
I capi esposti testimoniavano un po’ il concetto che illustravo all’inizio parlando del vintage, ovvero dagli abiti “second hand ” degli hippy, realizzati in patchwork o in denim, a quelli di estrazione militare come l’eskimo; per arrivare a quelli diventati icone fenomeni di costume, con le fantasie Pucci , il tailleur di Chanel, la Kelly di Hermes o il sandalo invisibile di Ferragamo.
Vi allego alcune foto mostrandovi ciò che mi ha colpito di più
Museo del tessuto di Prato
Allestimento mostra Pucci
Mugler Cardin
Cardin Chanel
Valentino Cardin
Pucci Pucci
Infine ho realizzato alcuni schizzi con quelli che secondo me sono gli abiti ICONICI di alcuni fra i più grandi stilisti o couturier del secolo scorso (alcuni ancora vivi e produttivi, fortunatamente). Sempre per parlare di Vintage.
Tutto questo spero possa essere utile a qualcuno (studi o ispirazione), e comunque possa essere stata una piacevole piccola pausa per parlare di moda, nostra grande PASSIONE.
Beatrice
Buongiorno Beatrice, non scrivo per dirle quanto apprezzo il suo blog, i contenuti, gli argomenti e i suoi commenti, ma per augurarle un grande in bocca al lupo e date le premesse sono sicuro non mancherà di stupirci! io la seguirò. A presto.