“Lulu a Hollywood” di Beatrice Brandini
Omaggio a Walter Albini
”Rimprovero ogni giorno a tutti una brutta verità: il fatto che in ogni modo si cerchi di uccidere i sogni”. Walter Albini
Ho iniziato questo piccolo omaggio ad uno dei più grandi stilisti degli anni ‘70 e ‘80, con una sua dichiarazione che si commenta da sola.
E’ stato uno dei primi a capire l’importanza del tessuto, a ritenere l’abito, senza accessorio, gioiello, ricamo, una tela bianca.
Amava Barbier, Erté, Poiret, l’art Déco, ma anche l’Oriente, le dive di Hollywood, Venezia, il Teatro….
ERTE’
POIRET
L’ORIENTE – VENEZIA
MARLENE DIETRICH
Era un perfezionista maniacale, niente era lasciato al caso e le sue sfilate erano sempre un evento. Aveva un senso della moda internazionale.
Gualtiero Angelo Albini nasce a Busto Arsizio nel 1941.
Alla fine degli anni ’60 esordisce come illustratore (la Sozzani lo definì il Pittore della Moda) nella rivista Mamme e Bimbi. L’allora redattrice, Silvana Bernasconi, narra che, con Albini, entrarono in redazione fantasia e libertà di idee.
Dopo alcuni anni di illustrazione, Walter va a Parigi dove si fermerà per un po’ e dove rafforzerà il suo amore per il Déco e per Chanel. Da questa città collaborerà per il Corriere Lombardo e come consulente per varie aziende di moda (dall’illustrazione alla creazione). Le sue donne si evolvono diventando inquietanti (Parigi è stata una tappa fondamentale per questo cambiamento).
L’AMORE PER L’ART DECO
Nel 1963 collabora con la rivista Vanità e disegna la sua prima collezione completa.
Nel ’64, dopo un casuale incontro con Krizia a Parigi, inizierà una collaborazione che continuerà per alcuni anni, disegnando per lei molte collezioni. Successivamente collaborerà per Cadette, Cole of California (costumi da bagno), Billy Ballo (sfilando molte volte e per molte case di moda a Palazzo Pitti, luogo prestigiosissimo e pioniere, allora, per la nascita del pret- à-porter).
Alla fine degli anni ’60 inizia una stretta collaborazione con Gimmo Etro, la ricerca dei tessuti rimarrà sempre una costante nella sua ricerca stilistica.
Campagne pubblicitarie realizzate con disegni di Walter Albini
Nel frattempo sta diventando uno degli stilisti italiani più acclamati e richiesti. Collabora per più case di moda, riuscendo a creare un’immagine unitaria, grazie ad un segno stilistico netto e preciso. Nel 1971 decide di rompere con Firenze e di presentare le sue collezioni a Milano (probabilmente è da questo episodio la nascita delle sfilate milanesi!); non gli bastava più la passerella fiorentina, dove le sfilate erano “globali”, doveva avere una passerella personale, un attenzione completa dai media e buyers, lo esigeva la sua inesauribile creatività. Sarà un trionfo! testate come Corriere della Sera, Women’s Wear Daily, lo esaltano decretandolo come il più importante e innovatore stilista italiano. Davvero con Walter Albini è nato il pret-à-porter italiano. Collabora per Callaghan, Basile. ecc., la stampa, anche quella estera, continua a seguirlo e osannarlo (Vogue USA o il Daily Telegraph).
In questi anni, 1972, cominciano anche le prime insofferenze verso il sistema moda. Fa una sfilata bellissima ma molto lunga, 3 ore, la stampa si lamenta. Ci sono moltissime idee ma alcune sono troppo avanti per quegli anni. Albini rompe i contratti con Basile e Callaghan e con il suo produttore principale. Medita di chiudere con la moda perché troppo limitativa per la sua creatività, per dedicarsi al cinema e teatro.
Tuttavia all’Hotel Blakes di Londra presenta una sfilata che sarà un enorme successo. La stampa estera lo definisce come il più grande, un innovatore, atteso e copiato da tutti in tutto il mondo, la sua fama e la sua bravura, sono, secondo molti giornalisti, al pari di quelle di Saint Laurent e Karl Lagerfeld.
VOGUE Aprile 1971
E’ il primo che in quegli anni disegna personalmente l’invito della sua sfilata anticipando i cataloghi di moda. E’ il primo ad inventare un nuovo modo di fare pubblicità, inoltre, con il concetto del groupages, sono i fornitori a pagare le pagine su Vogue, e non le case di moda o gli stilisti. E’ il primo a creare una colonna sonora che si ispira o sposa completamente con gli abiti presentati, così come per i nomi degli stessi.
VOGUE Aprile 1971
Pia Soli, Adriana Mulassano, Maria Pezzi, le prime grandi giornaliste di moda italiane, lo stimano enormemente.
Nel 1975 crea una collezione di Alta Moda che presenta a Roma inspirata a Chanel, tutti i principali giornali italiani ne esaltano la bellezza. Nello stesso anno inizia la collaborazione con Helyette e presenta la prima collezione uomo a Milano.
CHANEL, l’immagine ideale di eleganza e personalità per Albini.
Nel 1977 presenta la collezione Trell. Vogue Francia scrive: “Albini è il personaggio più angoloso e angosciato della moda italiana, possiede la sregolatezza propria dei geni”. Collabora ancora con Helyette e Ferrari gli propone di produrre e commercializzare la linea Walter Albini.
Nel 1978 presenta una collezione di ispirazione militare che sarà forse il suo più grande successo. Alla sfilata partecipano 3000 persone, tutti vogliono essere presenti all’evento. Corriere della Sera, Giornale Tessile, Women’s Wear Daily e molti importanti giornalisti e compratori italiani e stranieri lo consacrano, definendolo un genio. Americani e Giapponesi sono interessati alla sua collezione. Cito solo alcune delle decine di dichiarazioni entusiastiche: “La collezione di Albini contiene idee per anni”. “Molti milanesi guardano ad Albini”. “Walter è un grande”….
Tuttavia in questi anni diventa anche un po’ inquieto. Nel 1977 finisce la collaborazione con Trell e nel 1978 nonostante il successo, rompe con Ferrari. Inizia a collaborare con Lanerossi ma anche qui è rottura. Queste grandi delusioni lo provano enormemente, non starà più bene e nel 1983 morirà a soli 42 anni.
Maria Pezzi, penna arguta e capace del giornalismo italiano, alcuni anni dopo dichiarò che si sentiva responsabile della morte di Walter per averlo abbandonato, nuovi talenti sorgevano ed esigevano una platea. Peccato che nessuno fosse all’altezza di Albini.
Sicuramente anticipò i tempi e come spesso accade per i geni, non fu completamente compreso. Il rammarico è che non riuscì mai a vedere che quello che fece, per lui naturale, era in realtà il “FUTURO” della moda.
Abiti che sarebbero piaciuti a Walter, di Beatrice Brandini
Anjelica di Beatrice Brandini
Penelope di Beatrice Brandini
Invito sfilata Walter Albini, collezione privata
WALTER ALBINI
Buona vita a tutti!
Beatrice
Troppo brava!!!!!!!!!!!!!!!!!! Troppo bella!!!!!!!!!! Troppo intelligente!!!!!!!!!!!
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Albini esprime una estetica rivoluzionaria che ha fonte nella psicoanalisi e ricorsivamente nell’arte e nel cromatismo unico della nuova oggettivita mitteleuropea.
La moda di Albini e’ aristocratica e semplice cupa e satura del sogno la sua metafisica del bello e della forma; la femme di Albini ha classe con uno straccio i suoi grandi cappelli a falda larga fanno la diva prima ancora che la donna. Un maestro di colore di forma e di cultura urbana mai volgare mai banale
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Colpisce la totale mancanza di attenzione del sistema moda e della stampa specializzata verso il lavoro di Walter, imprescindibile dalla sua persona. La sua breve ma intensa vita meriterebbe un film: sarebbe carico di bellezza, arte ed emotività.
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